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“Il Matto 3 ovvero non sono stato io”

Il Ruolo Terapeutico di Verbania organizza per venerdì 31 agosto alle 21 a Villa Olimpia a Verbania Pallanza lo spettacolo teatrale “Il Matto 3 ovvero non sono stato io” con Massimiliano Loizzi.

Verbania
“Il Matto 3 ovvero non sono stato io”
Prima dello spettacolo, ci sarà una cena di raccolta fondi a 20 euro. Prenotando la cena, si avrà diritto a un posto per assistere alla rappresentazione teatrale. Per info e prenotazioni: info@villaolimpia.org o Fb Villa Olimpia.

Il Ruolo Terapeutico di Verbania è un centro clinico e di divulgazione culturale volto a promuovere una relazione terapeutica e di aiuto improntata sulla persona e sull'esperienza dell'incontro e ad offrire formazione a tutti gli operatori delle relazioni di aiuto.

Villa Olimpia è un luogo di accoglienza: non solo cibo, ma anche senso di comunità e cura delle relazioni.

É proprio l'esperienza dell'incontro il file rouge che lega le due realtà e che le persuade ad offrire insieme uno spettacolo che solleva temi più che mai attuali:

LO SPETTACOLO“IL MATTO 3 – LA TERZA REPUBBLICA”
OTTOBRE 2013: IL NAUFRAGIO DEI BAMBINI. Una tragica farsa sui migranti, i confini, Dio e Mussolini.

Dopo lo straordinario successo de “IL MATTO” e “ILMATTO2”, Loizzi porta in scena il terzo capitolo della sua personale trilogia sull'Italia e i morti di Stato, con il suo folle processo, dissacrante, ironico e drammatico, per una nuova “inchiesta” di ordinaria follia, sulle “tre repubbliche” del “Bel Paese”, dove persino Dio e Mussolini saranno testimoni e accusatori.

Questa volta portando alla ribalta uno dei temi più discussi della storia della “seconda” repubblica: gli stranieri. O migranti, immigrati, extracomunitari, a seconda di come la stampa del momento preferisca definirli. E lo fa raccontando uno dei casi insoluti dell'ingiustizia italiana, fra i più dolorosi della nostra storia più recente.

Un'indagine satirica al di sopra di ogni sospetto, su nuovi e vecchi fascismi alla ribalta, sul razzismo dilagante, sullo “Stato” delle cose.

Nave Libra, il pattugliatore della Marina italiana, è ad appena un'ora e mezzo di navigazione da un barcone carico di famiglie siriane che sta affondando. Ma i comandi militari italiani sono preoccupati di dover poi trasferire i profughi sulla costa più vicina. Così non mettono a disposizione la loro unità, nonostante le numerose telefonate di soccorso e la formale e ripetuta richiesta delle Forze armate maltesi di poter dare istruzioni alla nave italiana perché intervenga. Il peschereccio, partito dalla Libia con almeno 480 persone, sta imbarcando acqua. Dopo cinque ore di attesa e di inutili solleciti da parte delle autorità maltesi ai colleghi italiani, il barcone si rovescia. Muoiono 268 persone, tra cui 60 bambini.

Una farsa tragicomica, uno spettacolo in bilico fra satira e poesia, denuncia e intrattenimento, teatrocomico e teatro di parola; un'indagine basata su documenti, testimonianze, video e atti processuali riguardanti l'ennesima strage, tutta italiana, senza colpevoli. Un copione che sembra ripetersi continuamente e proprio per questo, seppur tragico e furiosamente drammatico, appare “comico”.

In un'incredibile girandola di ingressi, Massimiliano Loizzi dà vita a personaggi agli antipodi fra loro (giudice, avvocati, testimoni, giornalisti, gendarmi, onorevoli, migranti, santi, poeti, navigatori, dio e Mussolini), grotteschi e surreali nella loro verità, mantenendo un ritmo serrato che via via sale in un crescendo di sentita denuncia, un atto poetico che è anche un atto civile e politico, con un finale sorprendente che urla a gran voce che l'unica giustizia possibile è la verità e l'arma più grande è la memoria.



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