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Insolvenza delle province: Nobili, colpa di Monti

Massimo Nobili, presidente della Provincia del VCO e dell’Unione delle Province Piemontesi, prendendo spunto dalla insolvenza della Provincia del VCO nei confronti delle ditte dello sgombero neve, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni.

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Insolvenza delle province: Nobili, colpa di Monti
La grave carenza di liquidità ieri al centro dell’incontro tra Province del Piemonte e il Presidente Cota.

Le dichiarazioni di Nobili:
Scontiamo una situazione finanziaria che sta lentamente spingendosi verso l’insostenibilità procurata dalle scelte del Governo Monti. Decisioni assunte in maniera del tutto superficiale, senza soppesare le conseguenze che queste avrebbero determinato sui territori e sull’economia locale.

Davvero ci si stupisce che un esecutivo di tecnici e professori non abbia minimamente previsto quale sarebbe stato l’impatto di tagli inopinati e indifferenziati ai cosiddetti consumi intermedi delle province. Le province del Piemonte hanno precise deleghe dalla Regione per farsi carico di materie quali la formazione professionale e il trasporto pubblico, solo per fare degli esempi, e il Governo nella sua indiscriminata restrizione alla spesa ha contemplato anche le risorse destinate a questi servizi gestiti a livello provinciale. Non si può parlare di politiche di sviluppo e poi mettere spalle al muro – se consideriamo il quadro nazionale – migliaia di aziende che delle province sono fornitori e con le quali sono stati sottoscritti contratti che il Governo non consente di rispettare. Si è trattato di un colpo di mano: un provvedimento assunto in modo unilaterale a fine anno. Al Verbano Cusio Ossola lo scorso novembre il Governo ha tolto 3,7 milioni di euro ed è facile immaginare quanto questo incida su un bilancio di 55 milioni.

Con l’incontro di oggi (ndr 12 febbraio) a Torino i presidenti delle Province del Piemonte hanno rimarcato al presidente Cota come ci si stiamo dibattendo contro una grave carenza di liquidità che sta facendo sprofondare una larga fetta dell’economia locale: rappresentata dalle società di trasporto pubblico, dalle agenzie formative, ditte edili e le tante attività artigianali che per le province si occupano di garantire nei mesi invernali la viabilità delle strade provinciali. Aziende, che limitandosi al VCO, hanno a libro paga centinaia di dipendenti.

Con il presidente Cota abbiamo definito un calendario di incontri – con un primo appuntamento il prossimo 26 febbraio – nei quali affrontare insieme le problematiche più urgenti. Dobbiamo, attraverso un confronto serrato, venire a capo dei nodi riguardanti le funzioni delegate e trasferite dalla Regione alle Province, a partire dal trasporto pubblico che ha pesantemente risentito dei tagli statali. Abbiamo anche imbastito il discorso sull’incasso alle province di una quota del bollo auto, così come accade in Lombardia. Un argomento che riprenderemo nelle prossime riunioni.

Inoltre il Governo ci impone il rispetto di vincoli posti dal patto di stabilità che sono un’incongruenza palese se l’obiettivo è quello di arginare la crisi. Siamo nella situazione di non riuscire a far partire lavori pubblici, anche se da tempo finanziati, perché logiche miopi non ce lo consentono.

A chi si candida a guidare il Paese non possiamo non fare arrivare il nostro appello: il patto di stabilità, così come concepito, blocca interventi su strade e scuole per un valore di almeno due miliardi che le Province d’Italia hanno in bilancio.

Va infine detto senza reticenze che i tagli previsti dal Governo Monti per l’anno in corso sono di tale entità che porteranno tutte le province al dissesto: forse sono state considerate come la strada più breve, senza passare attraverso un riordino ragionato e condiviso, per levare di scena questo ente previsto dalla Costituzione. Peccato che così facendo non si lasciano a piedi qualche politico e qualche amministratore, ma si trascina a terra tutto un sistema economico territoriale, in cui rientrano i dipendenti degli enti e tanti fornitori d’opera che per le province lavorano, con il rischio che saltino servizi di vitale importanza per le comunità.
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