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Autonomia e sanità: dobbiamo preoccuparci?

Riflessioni di Matteo Marcovicchio sul futuro della sanità del VCO e sulla marginalizzazione delle nostre zone

Verbania
Autonomia e sanità: dobbiamo preoccuparci?
Torno sugli argomenti che più mi stanno a cuore e che sono convinto siano i capisaldi del futuro del nostro territorio: autonomia e sanità. Lo faccio dopo che in settimana si sono verificati due fatti nuovi.

Il primo lo leggete oggi sui giornali nel resoconto dell’incontro tra i sindaci del Verbano dedicato a poste e sanità. Mi piace l’attivismo dei sindaci, mi piace meno che si ritrovino solo tra di loro e non con tutti i colleghi del Vco (mi chiedo a questo punto se esista ancora e a che cosa serva la Conferenza e la Rappresentanza dei sindaci dell’Asl).

Le intenzioni sono buone, le proposte emerse potenzialmente interessanti. Ma il problema di fondo resta e si chiama Regione Piemonte. A Torino c’è un ente a cui la Costituzione affida – per ora, poi si vedrà con la riforma – le competenze sanitarie. C’è un Piano sanitario regionale, un nutrito gruppo di tecnici, c’è un bilancio da circa 8,2 miliardi di euro solo in parte corrente. Di fronte a questi numeri possiamo davvero pensare che noi, 160.000 piemontesi su 4,6 milioni (il 3,4%) e i nostri sindaci possiamo davvero decidere del nostro futuro o anche solo immaginarlo?

La risposta ovviamente è no ed è per questo che i politici che governano a Torino hanno il dovere di prendersi le loro responsabilità e di scrivere questo benedetto piano sanitario. Poi, a bocce ferme, magari parleremo anche della sanità territoriale del sindaci.

Prima giochiamo a carte scoperte e diciamoci la verità, compresa la volontà – con la chiusura di un Dea – di marginalizzare ulteriormente il Vco.

Da qui parte l’altra riflessione, quella sull’autonomia che questa sera verrà discussa al Consiglio Comunale di Verbania dove l’abbiamo portata per prima noi insieme al collega Damiano Colombo.

Che tutti vogliano l’autonomia o una forma di tutela per il nostro essere area periferica è scontato. Meno scontato, se non ci si impegna, è ottenerla. Dico questo perché il secondo fatto della settimana, quasi sconosciuto, riguarda proprio la montuosità del Vco.

Dopo che l’on. Borghi e il presidente Costa avevano fatto notare che come ente di montagna il Vco dovesse subire un taglio inferiore del personale provinciale (30% anziché 50%) è arrivata nei giorni scorsi una circolare che, smentendo i loro annunci pubblici, suona come una doccia fredda. Il Vco non è interamente montuoso perché 2 dei suoi 77 comuni (Verbania e Belgirate) non lo sono e, quindi, viene colpito dalla scure più pesante.

Mi auguro che sia un errore e che il parlamentare locale lo corregga. È comunque il sintomo di come il Vco sia considerato dalla politica e dalla burocrazia romana.

Per questi motivi e in nome di servizi di qualità adeguata alle nostre necessità non posso che ribadire il massimo impegno per la difesa della sanità (e dei due Dea del Vco) e la conquista di una forma di autonomia.

Matteo Marcovicchio – Consigliere Provinciale



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