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Registro testamento biologico: "Lettera aperta per la vita"

Riceviamo e pubblichiamo, una lettera aperta, indirizzata all'Amministrazione di Verbania, da alcuni cittadini verbanesi a sostegno della vita, in occasione della discussione sulla creazione del registro del testamento biologico a Verbania.

Verbania
Registro testamento biologico: "Lettera aperta per la vita"
Siamo un gruppo di cittadini verbanesi, molti dei quali impegnati nel sociale, di provenienza politica variegata ma uniti dalla preoccupazione rispetto all'introduzione a Verbania di un registro del testamento biologico.

Quella che viene messa in discussione è l’indisponibilità della vita umana, principio cardine del diritto naturale, sicuramente alla base della morale cattolica e di altre religioni, ma riconosciuto da laicissimi cultori del diritto e insigni filosofi. Ricordiamo come l'ex Presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ebbe a riconoscere come il nostro ordinamento giuridico sia ispirato, nel suo complesso, al principio di “indisponibilità della vita” (Repubblica 19/03/2007).

L’agnostico Immanuel Kant scrisse: “L’uomo non può disporre di sé stesso, poiché non è una cosa […] egli è una persona, il che differisce da una proprietà, perciò egli non è una cosa, di cui possa rivendicare il possesso, perché è impossibile essere assieme una cosa e una persona, facendo coincidere il proprietario con la proprietà. In base a ciò l’uomo non può disporre di sé stesso” (Lezioni di etica, Laterza, Roma-Bari, 1971, p.189).

Questi aspetti erano già stati colti, millenni fa, da Aristotele, per il quale il suicida, ovvero colui che più di tutti calpesta ed umilia il principio di indisponibilità della vita, è una persona che commette ben due ingiustizie. La prima contro sé stesso, in quanto il suicidio rappresenta un affronto alla ragione e all’inclinazione naturale ad amare se stessi. La seconda contro la comunità entro la quale è cresciuto, e verso la quale è legato da un vincolo di riconoscenza e di mutuo aiuto (Cfr. Etica nicomachea, III, 116 a).

Spostiamo l'attenzione sui temi che dovrebbero essere al centro dell'interesse della politica e dell'impegno civile, cioè le reali priorità del paziente: assistenza sanitaria, efficienza delle strutture ospedaliere e alleanza terapeutica. Quanti malati, quanti familiari lasciati soli a decidere le cure necessarie per distinguere tra eutanasia e accanimento terapeutico. Quanti casi di accanimento terapeutico, in cui a un certo punto il medico e i familiari, riconoscendo che quella vita sarebbe dovuta terminare naturalmente tempo prima, si pentono per le terapie inutili messe in atto. Quanta difficoltà non soltanto nel trovare ma nel sapere che c'è bisogno di un medico che ti affianchi in
scelte che sono diverse da caso a caso e non si possono affrontare da soli.

Quali sono le motivazioni che stanno veramente alla base della rivendicazione del diritto di porre fine alla propria vita?
Dove sussiste una consolidata alleanza terapeutica supportata da terapie all’avanguardia, la richiesta di morte riguarda quasi esclusivamente persone che vivono uno stato di depressione. Noi diffidiamo da chi, strumentalizzando il dolore di chi soffre veramente, tenta di farci credere che le urgenze del sistema sanitario italiano siano il testamento biologico o la richiesta di morire.

La vera sfida è quella di garantire a ciascun paziente un’assistenza adatta tanto sul piano terapeutico quanto su quello umano. Solo così si potrà arrestare il diffondersi di disperate richieste di morte, tutelando la dignità di ciascun paziente e allontanandolo dalla tentazione di violare l’indisponibilità della vita e dall’illusione che la morte, a certe condizioni, possa essere una via d’uscita.

Un grande interrogativo morale che sorge spontaneo è relativo allo stato in cui si redigono le dichiarazioni anticipate di trattamento. Infatti coloro che le scrivono da sani, non essendo in punto di morte, non si rendono conto di ciò che stanno decidendo. Quando si sta per morire ci si sente più attaccati alla vita. L’eutanasia è la tentazione dei sani. E’ emblematica la storia di Sylvie Ménard, allieva di Umberto Veronesi, in passato responsabile di un reparto dell’Istituto di tumori di Milano ed in prima linea nella battaglia per la legalizzazione dell’eutanasia. In seguito all’insorgere di un cancro, però cambiò del tutto la sua volontà :”Adesso che per me la morte non è più un concetto virtuale non ho nessuna voglia di andarmene(…).

Anche se concluderò la mia vita in un letto con le ossa che rischiano di sbriciolarsi, io ora voglio vivere fino in fondo la mia esistenza”. Disse inoltre “Da sana l’avrei sottoscritto (Il testamento biologico, ndr), ora l’avrei voluto stracciare”
Immaginiamo che situazione terribile quella di chi non fosse più in grado di comunicare il cambiamento di volontà.

Quando invece il soggetto è già affetto dalla patologia, si va incontro ad un’altra difficoltà, in quanto da malati si è fortemente condizionati dalla sofferenza e dalla paura e non si può scegliere lucidamente il proprio bene. Ezekiel Emanuel, bioeticista di Harvard, pubblicò sulla rivista Jama del 2000 le sue ricerche su 988 malati terminali. Di questi solo il 10% era inizialmente favorevole all’eutanasia per se stesso. Dopo qualche mese la metà di tale 10% aveva già cambiato idea e alla fine dell’indagine, solo uno dei 988 malati terminali era morto per suicidio assistito. E questo non
era tra quelli che inizialmente desideravano l’eutanasia: ecco un altro che, seppure in negativo, aveva cambiato volontà.

Sarebbe lodevole una legge che tutelasse davvero la vita nel momento della sua fine, promuovendo le cure palliative e il sostegno alle famiglie dei malati. E’ necessario recuperare il rispetto della dignità della persona, che rimane tale anche in situazioni di così grande precarietà, quando non è più in grado né di intendere né di volere. Non cadiamo nell’inganno del finto pietismo e non facciamo il gioco di una società che fa di tutto per abbandonare a se stessi e alla morte i malati, perché non vuole farsi carico dei più deboli.

Torniamo a conferire dignità e valore al malato:
nessuno, quando si sente amato e voluto, chiede di morire.
Qui i firmatari



14 commenti  Aggiungi il tuo

Vedi il profilo di lady oscar testamento
lady oscar
21 Febbraio 2016 - 17:00
 
Conosco molti dei firmatari. Il loro impegno nel sociale (alcuni sono molto giovani) fa loro onore. Capisco e posso avvicinarmi al loro pensiero. Ma ritengo che ognuno debba essere libero di scegliere per se stesso. Non tutti davanti alla malattia hanno le risorse (di solito religiose) per affrontarla. Io ho visto morire mio papà tra terribili sofferenze. Certo , ho pensato ad aiutarlo ad andarsene via prima. Ma non per buonismo o finto pietismo. Non cadete voi nella banalità . Ma lui non avrebbe voluto... E'stata una agonia. Grazie per la vostra lettera, ragazzi, ma io il mio testamento biologico lo farò.
Vedi il profilo di Laura testamento?
Laura
21 Febbraio 2016 - 20:03
 
Gentile Lady Oscar, mi congratulo per il rispetto per le volontà del papà. Mi dispiace che il papà, come altri malati, non abbia potuto accedere a terapie del dolore (mi pare di capire che di questo si tratti, ma non conoscendovi non posso esserne certa). Ho finito da poco, purtroppo, di occuparmi insieme alla mia famiglia della mia anziana mammetta. So per esperienza che cosa significhi chiedersi "a che cosa serve questa sofferenza". Ma non è evitando la sofferenza che si sta meglio. La sofferenza fa parte della vita, è un mistero, come la vita stessa è un mistero. E' mistero anche come un fisico a un certo punto rifiuti le cure, persino l'alimentazione e l'idratazione, in modo naturale. Ma non siamo padroni di questo mistero, nessuno ne è padrone, a prescindere dalle convinzioni personali.
Vedi il profilo di Andrè Nessuna differenza
Andrè
21 Febbraio 2016 - 20:18
 
Tra i fondamentalismi vedo da questa letera... tutte le religioni in fondo sono uguali... non posso scegliere come vivere ...ma lasciatemi la liberta di scegliere come devo morire se eventualmente non sarà piu vita... voi fate la vistra scelta religiosa e morale? Bene ma non potete imporla anche a me... non fatemi morire nel vostro oscuramtismo medievale... Il rogo di Campo de Fiori si è spento secoli fa.. Dio c è per chi ci crede.. e per chi non crede come me è solo superstizione ... io rispetto voi.. ma voi dovete rispettare me..
Vedi il profilo di Simona76 Sbaglierò
Simona76
22 Febbraio 2016 - 06:15
 
Come al solito, ma per testamento biologico, almeno in italia, non credo venga compresa l'eutanasia, per la quale è necessario andare all'estero, ma semplicemente la possibilità di una persona di scegliere se venire sottoposto a cure terapeutiche o meno se, nel momento in cui avvenga, non abbia la possibilità di scegliere. Nella nostra bella, cattolicissima (quando conviene) e bigotta Italia, non credo averra' mai che venga approvata la legge sull'eutanasia, quindi state tranquilli... Fino a questo punto non ci arriveremo. Assurdo però, che si possa decidere di creare un'esistenza in laboratorio, ma non si possa decidere di porne la fine quando vi siano motivazioni serie e gravi... Onestamente poi, che grandi filosofi agonistici o meno abbiano detto la loro in un certo modo, interessa fino a un certo punto, hanno espresso il loro parere, non vuol dire che per forza di cose debba dar loro ragione.
Vedi il profilo di Rocco Pier Luigi 1Eluana Englaro
Rocco Pier Luigi
22 Febbraio 2016 - 06:38
 
Un ringraziamento agli autori della lettera per aver sputato sulle famiglie di Eluana Englaro e Piergiorgio Welby con la loro chiosa finale "nessuno, quando si sente amato e voluto, chiede di morire."
Vedi il profilo di Simona76 Ops
Simona76
22 Febbraio 2016 - 07:40
 
Agnostici non agonistici, pardon
Vedi il profilo di Alessandra 1rispetto
Alessandra
22 Febbraio 2016 - 08:29
 
Rispetto le convinzioni dei firmatari di questa lettera aperta, ma chiedo loro di rispettare le idee di chi non la pensa allo stesso modo. Il testamento biologico è un'opzione non un obbligo, nessuno deve sottoscriverlo se non è convinto ma tutti devono avere la possibilità di esprimere il proprio parere.

E condivido l'osservazione di Rocco Pier Luigi per la conclusione della lettera.
Vedi il profilo di teresa panetta testamento biologico
teresa panetta
22 Febbraio 2016 - 10:58
 
penso sia molto difficile dare una risposta coerente,bisogna valutare caso per caso,nella malattia non siamo tutti uguali si cambia radicalmente,io sono per la vita e vorrei che la morte non esistesse più,e neanche le malattie come promesso da Gesù,la vita è un bene così prezioso che ci è stato dato che vorrei non finisse mai,sarò utopista ma voglio credere così,però darei libertà di scelta ad ognuno.,attenti però potrebbero avvenire pasticci come di solito avvengono in Italia per tante altre cause!!
Vedi il profilo di roberta quando non esistono cure
roberta
22 Febbraio 2016 - 18:45
 
ditemi se chi scopre di avere una malattia in stadio molto avanzato, entra in ospedale per curarsi e non trova le cure perchè non esistono, a quello stadio nulla serve... ma si tenta comunque.. e forse senza saperlo si incorre in un accanimento terapeutico.. l'errore più grande che non vorrei più fare.. nè su altri nè su me stessa.. e lo dico con cognizione di causa perchè l' ho visto su mio padre e per fortuna ogni volta qualche cosa interveniva per ritardare o bloccare la cura : era mese di agosto e medici non c'erano oppure la macchina che doveva dosare il chemioterpico nelle 24 ore si bloccava di continuo... e io ricordo molto bene che all'inzio mi arrabbiavo tanto ma poi dopo qualche giorno vedendo gli effetti della cura ne ero quasi contenta perchè non migliorava ...anzi peggiorava le cose ... sono passati più di vent' anni e ancora mi sembra di vederlo così sofferente, così privo di forze ... l' uomo più vitale , instancabile e pieno di energia ..ridotto a soffrire in modo disumano.. non è riuscito ad arrivare a fine agosto.. ma forse è stato un bene..

E anch io condivido l' osservazione di Rocco Pier Luigi
Vedi il profilo di Egidio righetti Lady oscar
Egidio righetti
22 Febbraio 2016 - 21:22
 
Con le tue poche ma molto intense parole hai chiarito benissimo il concetto di libertà che, secondo me, deve essere alla base di ogni scelta. Grazie
Vedi il profilo di Kiryienka 1suicidio
Kiryienka
23 Febbraio 2016 - 00:27
 
La prima contro sé stesso, in quanto il suicidio rappresenta un affronto alla ragione e all’inclinazione naturale ad amare se stessi. La seconda contro la comunità entro la quale è cresciuto, e verso la quale è legato da un vincolo di riconoscenza e di mutuo aiuto (Cfr. Etica nicomachea, III, 116 a)..........sulla prima parte ,in linea di massima,potrei anche essere d'accordo,anche se e' un concetto di circa 1350 anni fa .ma ,naturalmente,insito nel DNA di ognuno di noi..........sulla seconda parte,dissento fermamente.La ''comunita' '' deve aiutarmi a ''vivere meglio'',innanzi tutto,poi ,magari,dopo avermi aiutato in questo,potrebbe anche ''impormi '' di essere aiutato a ''morire meglio''........ma nella realta',la comunita' se ne strafotte................scusate la rudezza........
Vedi il profilo di roberta responsabilità di chi è
roberta
23 Febbraio 2016 - 10:49
 
prima di tutto occorre aiutare le persone a stare meglio... e non solo con farmaci.. ma come vediamo ognuno è lasciato a sè stesso e allora se non c' è chi si assume la responsabiltà di fornire la giusta assistenza e le giuste terapie vedremo sempre più spesso persone che vorranno avere la libertà di scegliere se curarsi o meno.. e in casi estremi a cercare altri mezzi.. l' altra faccia della medaglia è che per sottoporsi a qualsiasi intervento o terapia bisogna firmare il " consenso informato " e allora per coerenza bisognerebbe consentire anche di non firmare e non accettare una cura..
se parliamo di libertà nessuno deve imporre niente..
Vedi il profilo di lady oscar Roberta
lady oscar
23 Febbraio 2016 - 11:02
 
Non capisco cosa intendi. Già ora in caso di capacità di intendere e volere c'è la possibilità di scegliere se e come curarsi, assumendosene la responsabilità col consenso informato. Giusto, finché si e' in grado, dire se si accetterà accanimento terapeutico, rianimazione, ecc, o si vorrà morire nel sonno con un coma indotto, ad esempio. Bisogna capire bene di cosa si tratta.. Aspetteremo il prox consiglio comunale.
Vedi il profilo di roberta 2lady oscar
roberta
23 Febbraio 2016 - 19:50
 
intendevo dire che già ci rendiamo responsabili accettando di firmare consenso informato quindi dovremmo poter decidere anche del resto che ci rimane ...soprattutto perchè nel momento in cui abbiamo un incidente o non siamo in grado di decidere poi sarà qualcun altro a farlo per noi.. è la stessa cosa della donazione organi chi vuole lo può decidere prima.. perchè non si può mettere tutto in un bel testamento biologico ? magari non ci servirà perchè saremo vigili e presenti fino alla fine ma perchè no ?
l 'eutanasia è un altra cosa e nel nostro paese come diceva qualcuno siamo ancora lontani ma chi esprime volontà di non curarsi è un pò come se la chiedesse..



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