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Spazio Bimbi: Disprassia: cos'è e come riconoscerla

Per alcuni bambini semplici azioni della vita quotidiana come vestirsi, orientarsi nel tempo e nello spazio e compiere movimenti che richiedono una buona coordinazione, possono diventare delle vere e proprie imprese. In certi casi il nome di questa difficoltà è disprassia.

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Spazio Bimbi: Disprassia: cos'è e come riconoscerla
Durante il periodo dell'infanzia l'attività sportiva è una parte importante della vita quotidiana di un bambino; ma accanto ad assi del calcio o ballerine provette ci sono bambini in cui seguire uno sport può risultare davvero un'impresa. E quando queste difficoltà si estendono anche a gesti come allacciarsi le scarpe, versare il latte nella tazza la mattina o dare un calcio al pallone, questo può prendere il nome di disprassia.

É bene ricordare che delle difficoltà si delineano come disturbo nella misura in cui il suo impatto impedisca azioni della vita quotidiana e ne pregiudichi l'andamento.
La disprassia è quindi definita come difficoltà a pianificare e compiere movimenti intenzionali in serie o in sequenza. Ampi sono pertanto le ripercussioni nella vita quotidiana di un bambino o ragazzo, non solo nell'attività sportiva ma anche in quella scolastica e nell'acquisizione delle autonomie domestiche.

Al momento i dati disponibili parla di sei bambini disprassici ogni 100, un numero molto alto, ma nonostante ciò questo disturbo è ancora molto poco conosciuto.
La maggior parte dei bambini colpiti sono maschi; questo disturbo può presentarsi da solo o associato ad altre patologie come autismo o sindrome di Down. Spesso si associa anche ai disturbi specifici dell'apprendimento o al deficit d'attenzione e iperattività.
Come per altri disturbi, anche in questo caso le cause non sono ben definite, mentre sono stati chiariti alcuni fattori di rischio come ereditarietà, problemi durante la gravidanza e il parto.
I bambini disprassici hanno necessità di monitorare costantemente gesti che per la maggior parte delle persone risulta naturale e automatico.

Generalmente si possono distinguere alcuni tipi di disprassia in base alle difficoltà che il bambino presenta maggiormente:

* Verbale: siamo di fronte a un bambino che fatica a elaborare frasi, mettere in ordine corretto le parole ed esprimere un concetto in maniera chiara

* Motoria: in questo caso sono deficitari i comportamenti che dovrebbero ormai essere automatizzati, come salire e scendere le scale, allacciarsi le scarpe, abbottonarsi e sbottonarsi un maglione.

* Oculare: minore capacità di modulare movimenti oculari e sguardo. Questo si nota in compiti come la lettura e la scrittura, in quanto l'alunno non riesce a seguire le righe solo con lo sguardo.

I campanelli d'allarme variano sensibilmente in base all'età d'interesse, in quanto i compiti motori attesi per età differiscono molto. Si tratta infatti da difficoltà di suzione e di prensione nei primi anni di vita a fatica nella concentrazione, nella scrittura e in azioni come l'uso delle forbici in età più avanzata.
In generale è bene far attenzione a difficoltà nella distinzione tra destra e sinistra, goffaggine e movimenti impacciati, ridotte capacità di organizzazione, posture inadeguate e facile stancabilità.

È chiaro che questi sono solo alcuni segnali che bisogna monitorare ma non per forza esse costituiscono un disturbo: alcuni bambini hanno solamente dei tempi di maturazione anche motoria più lunghi o semplicemente alcuni sono più goffi di altri.
In caso però che questi segni persistano nel tempo, sarebbe opportuno approfondire rivolgendosi al pediatra o ad un neuropsichiatra infantile.

Dott.ssa Francesca Calzaretta
Psicologa - La Girandola-SpazioPsicoeducativo
lagirandola.spe@outlook.it



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