"Il Punto" di Marco Zacchera n°473

Riportiamo dal sito di Marco Zacchera l'ultimo numero della newsletter "Il Punto", argomenti trattati: Piemonte in mano al TAR, da Verbania a Busselton, autostrade, alitalia e malpensa.

  
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GIUSTIZIA E POLITICA

Dopo 4 anni (!) di discussioni, ricorsi e rinvii il TAR del Piemonte ha finalmente deciso: annullate le elezioni regionali del 2010, tutto da rifare. Per serietà prima di commentare a fondo una sentenza vanno lette le motivazioni dei giudici - per ora ancora sconosciute - e speriamo siano frasi chiare e comprensibili con le quali si riuscirà (forse) a capire perché i giudici torinesi considerino nulli i 27.000 voti della lista “Pensionati per Cota” e non – per esempio - quelli della lista “Pensionati ed invalidi per Bresso” liste che entrambe, si è poi accertato, raccolsero firme e candidature in modo scorretto, liste che peraltro furono al tempo accolte dalle commissioni elettorali competenti.
Se è indubbio che chi abbia truffato nella raccolta delle firme deve pagare duramente ed essere per sempre cacciato dal mondo politico, perché dei giudici possono però annullare ora il libero voto di quei cittadini che ovviamente non potevano sapere che la lista “Pensionati” fosse irregolare? Soprattutto non ci si venga a dire che chi votò “ Pensionati per Cota” (e idem per la Bresso) non sapesse quale fosse il presidente prescelto con il suo voto. Quindi – se la volontà espressa dai cittadini-elettori è (o dovrebbe essere) sovrana – perché cancellare quei voti come se non esistessero?
Se comprate il salame da un salumiere e poi si scoprisse che quell’esercizio non ha la licenza sanitaria in regola forse si chiuderà il negozio, ma intanto il salame ve lo siete mangiato!
Al più si poteva e si dovrebbe doverosamente annullare l’elezione del consigliere eletto con quella lista “taroccata” (recuperando il primo seggio di un non eletto in un’altra lista collegata) ma non cancellare i voti per la presidenza anche perché teoricamente il voto era disgiunto e chi ha votato “Pensionati per Cota” voleva indubbiamente votarlo come presidente.
Non sta in piedi anche il ragionamento (ma, ripeto, leggeremo la sentenza) che vengano poi cancellati i voti di una lista di centro-destra e non quelli della lista di sinistra perché i ricorsi contro di questa sarebbero stati presentati in ritardo. Ma come si poteva sapere “prima” che i giudici avrebbero “poi” buttato tutto all’aria con la prima lista? Sono obiezioni da cittadino semplice, sicuramente fior di giudici ed avvocati sosterranno giuridicamente il contrario, ma sta di fatto che i cittadini piemontesi hanno in maggioranza votato per Cota e una sentenza della Magistratura adesso ribalta ed annulla il risultato elettorale.
Questo – come in tanti casi di questi anni, guarda caso tutti politicamente a senso unico “anti centro-destra”– non funziona perché allora sarebbero contemporaneamente da incriminare (facendogli pagare i danni) quei Magistrati che 4 anni fa hanno accettato una lista elettorale “taroccata”! Se c’erano dei dubbi un controllo a campione sulle firme raccolte si poteva fare in via telematica, collegandosi con qualsiasi comune piemontese in pochi minuti!
Mi auguro che alla fine non sia allora prevalsa una scelta pilatesca dei giudici in attesa di un probabile, ulteriore ricorso al Consiglio di Stato e quindi di fatto nel frattempo la probabile chiusura temporale della legislatura regionale, altrimenti almeno un pensierino che su queste scelte politico-giudiziarie incidano spesso anche le opinioni politiche dei singoli giudici mi sembra una evidente conseguenza dei fatti.

PENSANDO A VERBANIA: UN MOLO, UN’IDEA, UNA CITTA’
Busselton è una cittadina australiana sull’Oceano Indiano duecento chilometri a sud di Perth e a oltre 4.000 da Sydney. Credo che nessun lettore de Il Punto (salvo quelli australiani) abbiano mai saputo della sua esistenza. Già dall’800 Busselton era un approdo di baleniere americane che toccavano terra dopo settimane di navigazione, ma quando si chiuse la caccia alle balene Busselton era una cittadina che sembrava destinata a sparire, come tante altre località ai margini del mondo. Non c’erano più logiche di rilancio, i negozi chiudevano, non rimaneva nulla del suo passato industriale e commerciale se non un vecchio molo ormai inutile e in disuso, ma un sindaco intraprendente decise “Allunghiamolo e facciamolo diventare il più lungo di tutti…”
Forse all’inizio lo presero per matto, fatto sta che piano piano la città si convinse e crebbe intorno a suo molo ( presto soprannominato “Jetty” ) allungandolo anno dopo anno. Quando si diffuse la voce che era davvero diventato il più lungo (costruito su bassi fondali, non era cosa impossibile) qualcuno cominciò a venire per darci un’occhiata. Oggi è lungo 1.860 metri, è dichiarato dai Guinness il più lungo dell’emisfero sud e ogni anno centinaia di migliaia di turisti vengono apposta fino a Busselton per percorrerlo. Non guardano solo un pontile, ma pensano anche alla volontà di una città che non si volle arrendere al declino.
Quando anni fa un incendio ne ha distrutto venti metri in Australia è stata una tragedia nazionale con i media a fare chiasso e lo stesso è avvenuto per i danni recenti di una tromba d’aria, ma gli sponsor si sono superati sgomitando per annunciare e finanziarne il ripristino. Nel frattempo sul molo e intorno si erano infatti cominciati a costruire prima negozietti, poi ne è nato un museo sulla vita e la caccia alle balene in cambio di 2 dollari di ingresso e visto che arrivava gente si è pensato di installarci sopra un trenino (11 dollari) per trasportare i turisti fino al fondo al molo. Qui prima sono state installate una serie di vetrate per osservare il fondo del mare (altri 15 dollari per entrare) ed ora un laboratorio sottomarino permanente ed interattivo con possibilità di brevi tour perfino su un mini-sommergibile.
Molti poeti, pittori ed artisti erano attratti dai tramonti che si coglievano da Jetty o dalle sue nebbie invernali? Ed ecco che i loro versi o le loro opere sono stati raccolti o fotografati e poi riportati su tavolette d’ottone affisse lungo i parapetti del molo, che così è diventato anche una galleria d’arte.
Così come sono stati incisi e ricordati i nomi degli ospiti illustri, ma soprattutto i ricordi struggenti dei vecchi pescatori locali, spesso affissi proprio nei punti dove lungo il molo quelle figure hanno pescato per decenni, con le famiglie che così ogni anno lustrano le loro targhe e ovviamente contribuiscono e sono compartecipi alla Fondazione comunale che mantiene tutta la struttura.
Aggiungeteci le regate, gare di nuoto, canoa e canottaggio, la pesca dei granchi… Jetty, il vecchio molo che rischiava di crollare in disuso è diventato insomma il simbolo dello spirito cittadino e così Busselton è oggi una meta turistica dove ogni giorno migliaia di australiani e turisti di mezzo mondo non mancano mai anche solo per farsi fotografare con Jetty sullo sfondo.
Eppure la città non era diversa da altre decine di villaggi della costa, le sue spiagge sono splendide ma come ovunque nel South Western Australia…ma “Jetty” ha permesso alla sconosciuta Busselton di diventare la capitale turistica di tutta la zona a nord di Margaret River dove (altro mirabile esempio di marketing strategico) negli ultimi anni sono state aperte al pubblico decine di ville, fattorie e cantine – promozionate meglio di quelle toscane o delle Langhe, non parliamo di quelle nostrane – dove paghi bottiglie di buon vino ma a prezzi da capogiro, anche se puoi trovare e provare insieme al vino formaggi, salumi, olio e prodotti della zona proposti sempre con ricercatezza e qualità con risultati economici eccellenti e lavoro per tutta la regione.
Esempi di riconversione turistica per zone che per decenni hanno prodotto solo legname, bestiame e pecore da tosare.
Quando racconti che sei italiano ti guardano con rispetto e cordialità perché – ti dicono – “voi siete la bella Italia e avete così tanto, noi così poco” eppure da loro il turismo esplode e da noi soffre.
Facile il confronto con le tante nostre Busselton nostrane che non hanno mai il coraggio di credere in sé stesse, di investire in qualcosa di diverso, nel proporre un’ idea nuova da cavalcare (“Verbania capitali dei laghi”: quante ironie e stroncature,. remember?) sapendo di lanciare una sfida, ma con la voglia di crederci.
Anzi: quanto è più facile la cultura del lamento, la critica preconcetta del “tanto non ce la faremo mai”, del “pensiamo piuttosto prima alle strade senza buche” ? C’è sempre una buona scusa per non combinare niente ed anzi ironizzare su chi vorrebbe (o voleva) fare qualcosa di diverso: questioni che come sindaco ho provato sulla mia pelle.
Certo che servono anche strade e servizi a posto e puliti, ma in Australia le strade sono tutte perfette (e le autostrade gratuite, con la benzina a meno di un euro al litro) anche perché se ti beccano in giro ubriaco o a buttare sporcizia per terra fanno 1.000 dollari di multa senza sconti e addirittura - se lo fai gettando immondizie o cartaccia dal finestrino di una macchina - ti possono sbattere dentro, così come se per caso sei così stupido da guidare “over 0,05” (di alcool). Severità, qualità della vita, ma anche sicurezza e lavoro per tutti, come hanno scoperto tanti italiani che sono emigrati fino a qua e bene integrati probabilmente non torneranno mai più se non per le vacanze.
Ma possibile che l’Italia in generale e i verbanesi in particolare siano invece diventati così pigri, superficiali, quasi rassegnati al peggio? Dispute inutili ed eterne nell’incertezza se prima nasca l’uovo o la gallina e nelle mille spesso inutili chiacchiere politiche che ci girano intorno, ma intanto da noi non si fa niente mentre in tante parti del mondo si cova e intanto si valorizza l’uovo: solo così domani si potranno vendere sia le uova che le galline…

AUTOSTRADE: PERCHE’ PIU’ CARE?
Non capisco perché il governo Letta non sia stato in grado di opporsi “congelando” almeno per quest’anno l’aumento dei pedaggi autostradali anziché permettere aumenti di 5, 10 e a volte anche di più l’indice di inflazione ufficiale. Perchè questo sfacciato favoritismo all’ennesimo ambiguo potere forte che si chiama società Autostrade e che da decenni è in mano a strutture e personaggi para-politici? Anche perché in cambio dei nuovi aumenti non si vedono realizzazioni spettacolari e grandi arterie (come la Salerno-Reggio Calabria) sono ferme da 40 anni, così come altre tratte autostradali sono insufficienti e pericolose oppure in cantiere perpetuo come da Bologna e Firenze. Ancora una volta un governo nato per dare “segnali forti” non lo fa, non dimostra di avere una linea né una strategia eppure le autostrade italiane sono già le più care del mondo mentre sono gratuite in Germania, in Olanda, Svezia, Belgio,USA, Canada, Australia o si usano con una modesta tassa fissa annuale come in Austria o in Svizzera.
Non solo, ricordiamoci che la nostra benzina è la più cara d’Europa e credo del mondo e che questi costi incidono duramente per le imprese e il sistema dei trasporti con i cittadini italiani che sono comunque obbligati a viaggiare su gomma visto che le ferrovie si limitano a guardare alla “alta velocità” cancellando le linee minori. Sembra esserci una vera miopia del governo su questi problemi concreti, a parte le quotidiane brutte figure sui temi più diversi.
Intanto si snocciolano i mesi, sostanzialmente non succede nulla, le grandi riforme attendono sempre come la promessa ripresa economica che non arriva e l’Italia sta a guardare, sempre più disperata.

POSTE ED ALITALIA, ALTRE OCCASIONI PERSE COME MALPENSA
Si vogliono privatizzare le Poste per fare “cassa” e intanto si aumentano le tariffe postali e il risparmio della gente va a finanziare la ricapitalizzazione di Alitalia. Peccato che in questi anni Alitalia – la cui scelta “italiana” era giustissima, perché un paese serio non può sparire dal mondo – ha collezionato una serie di errori strategici a cominciare dall’idea balzana di concentrare su Roma voli e servizi.
Malpensa era ed è un aeroporto da vero hub internazionale, ma ampliato nel 2000 viene sotto utilizzato in gran parte solo con voli “low cost” quando avrebbe avuto (e ha tuttora ) un bacino di utenza enorme, che nel frattempo è stato pappato da Air France e Lufthansa dirottandolo su Parigi e Francoforte visto che da Milano la stessa Alitalia, che aveva il mercato in mano, ha cancellato ogni volo importante.
Follie: Emirates ha 3 voli al giorno per Dubai (sempre pieni) e Alitalia ha cancellato l’unico che aveva, così come quasi tutte le sue linee americane. Le poche destinazioni asiatiche che restano impongono praticamente solo scelte di compagnie straniere e neppure si può andare facilmente da Malpensa a Roma (con Fiumicino regolarmente intasato) perché di fatto non esistono più collegamenti comodi.
Il tutto proprio mentre Milano è in attesa di Expo 2015, un’occasione d’oro che solo degli idioti senza strategia non possono sfruttare e che poteva essere una grande occasione di rilancio anche per il trasorto aereo italiano e le infrastrutture as esso connesse. .
Ma invece ecco scappare progressivamente la clientela più valida e il moltiplicarsi del deficit di una Compagnia il cui management si è dimostrato negli anni palesemente incapace e bloccato anche da troppe regole e ricatti sindacali, eppure – anche in questo caso – nessuno paga i danni che restano sulle spalle del “pubblico”.
I cocci di Alitalia verranno così raccolti da qualcun altro (adesso si spera negli arabi) dopo che per decenni politica, sindacati e benefit del personale esagerati sono stati concausa di un fallimento incredibile.
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