"Frontaliere, sorriso da non fraintendere"

Un articolo male interpretato, ha scatenato le polemiche nei giorni scorsi sui frontalieri, e conseguenti critiche per l'autore del medesimo.

  
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L’intento, del giornalista, era di usare un tono ironico e scanzonato sul così tanto discusso e complesso tema dei frontalieri in Canton Ticino, denunciando in particolare il fatto che la politica svizzera, oggi più che mai, sembra spesso vedere nei frontalieri una sorta di capro espiatorio.

Il giornalista, infatti, nel corso della propria lunga carriera professionale, ha sempre preso le “difese” dei frontalieri stessi in nome di un giusto equilibrio sul mercato del lavoro ticinese nell’interesse dei residenti ma anche di questa categoria di lavoratori italiani.

A tal proposito, di seguito riportiamo l'articolo in cui spiega le vere intenzioni, del precedente articolo frainteso.

Dal sito: www.cdt.ch

di ANDREA COLANDREA - Il tema dei lavoratori dell'UE e dei frontalieri in particolare, letteralmente esploso dopo la votazione popolare del 9 febbraio scorso con il sì all'iniziativa dell'UDC contro l'immigrazione di massa, continua a far discutere l'opinione pubblica svizzera e italiana. Un nostro contributo al dibattito, sabato sulle colonne del CdT - sottoforma di commento ironico, a mia firma, con il titolo "È Carnevale, sorridi frontaliere" (vd suggeriti) - ha sollevato non poche reazioni di segno opposto, che hanno coinvolto numerosi lettori, anche via "social network", di qua e al di là del confine. Non manca chi ha frainteso questa ironia, capovolgendo la tesi di fondo, che è quella dell'importanza che hanno i lavoratori frontalieri per il benessere e lo sviluppo economico del Ticino e della relativa, imbarazzante inadeguatezza della strategia del continuamente dargli contro per rispondere a esigenze prioritariamente e palesemente partitiche.

C'è chi ha gradito, alcuni hanno giudicato inadeguata questa ironia, forse anche a prova del fatto che l'argomento viene spesso "metabolizzato" rapidamente, senza lasciare spazio a sofisticati ragionamenti. Di pancia. Proprio perché molto sentito, vissuto sulla propria pelle. A scanso di equivoci: teniamo a precisare in estrema sintesi, che il messaggio di fondo che è stato veicolato dal commento in discussione, proposto volutamente con un taglio "carnevalesco" e quindi scanzonatorio, è che i frontalieri italiani, oggi, sono ormai da settimane sotto il tiro, appunto, di buona parte dei partiti nostrani e quindi dell'opinione pubblica, "impallinati a destra e a manca come un ladro nella notte" - come scritto - senza poter proferire parola.

Questa categoria di lavoratori, cioè, in molti casi, sembra diventata un puro e semplice capro espiatorio. L'ironia espressa sulla "libera circolazione dei topi ruba formaggio", sul loro parcheggiare in modo selvaggio, sul loro "rubare il lavoro agli indigeni", o sul godere di presunti favoritismi se non di regali fiscali, voleva essere un chiaro monito alla politica della semplificazione della realtà e della demonizzazione. In altre parole: i problemi sul mercato del lavoro ticinese ci sono, ma vanno risolti con il dialogo e il raziocinio da parte di ciascuna parte in causa, altrimenti si va incontro al disastro. Le storture della libera circolazione della manodopera estera (leggi: dumping salariale e sostituzione dei lavoratori domiciliati) vanno risolte - per dirla con Meinrado Robbiani dell'OCST - con la "concertazione". Non certo con i diktat o, peggio, con minacce verso Nord o Sud. Su questo, davvero, non ci possono essere fraintendimenti. Il dialogo deve sempre prevalere, nella convinzione, lo ripetiamo, che i frontalieri sono e saranno anche domani un tassello essenziale dello sviluppo del nostro Paese.
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