Riso: il pericolo viene da oriente

Il pericolo viene da oriente, ma non solo. Per il riso italiano, oltre al problema delle importazioni a dazio zero dal sud est asiatico (accordi Eba, Everything but arms), si affaccia la nuova incognita che deriva dalla ripresa degli accordi Mercosur (mercato comune dell’America Latina) che potrebbero ulteriormente ‘allargare le maglie’ rispetto all’import del riso in Europa. DI seguito la nota di Coldiretti Novara VCO.

  
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Direttamente toccata l’Italia, che negli ultimi anni ha visto crescere esponenzialmente le importazioni dai Paesi Terzi di riso lavorato: basti considerare che nella campagna commerciale 2009/2010 erano pari a 48.557 tonnellate e oggi sono triplicate a 121.779 (fonte: elaborazioni su dati Istat e Ministero dello Sviluppo economico).

“Mentre il mercato nazionale soffre, la produzione mondiale di riso è in crescita, questo è un fatto” sottolinea il presidente della Coldiretti interprovinciale Sara Baudo unitamente a Paolo Dellarole, che ha delega regionale per il settore riso: “Lo è, ad esempio, in Cambogia e Birmania (+350 mila tonnellate e + 70 mila ettari dedicati, il record di sempre) ma anche in Bolivia e Paraguay. Le scorte globali finali nel 2017/18 saranno, secondo le stime le più alte dall’inizio del millennio”.

Prendendo il consuntivo dell’annata 2016/17 e tornando al sud America, si legge il dato, non certo incoraggiante, di una quota di import di riso lavorato pari a 36.235 tonnellate dalla Guyana, una delle ultime ‘new entry’ nei paesi del Mercosur insieme a un altro produttore latinoamericano di riso, il Suriname: “Situazione che potrebbe peggiorare con la ratifica degli accordi, peraltro in fase avanzata”.

Il Mercosur è il mercato comune dell'America meridionale. Ne fanno parte in qualità di Stati membri: Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela. Sono inoltre Stati associati la Bolivia e il Cile (dal 1996), il Perù (dal 2003), la Colombia e l'Ecuador (dal 2004).

“Accordi che minano anche il resto del made in Italy alimentare, oltre ad altre produzioni direttamente presenti sul territorio: ad esempio, il via libera all’ingresso in Europa di 99.000 tonnellate di carne a dazio zero andrebbe a penalizzare direttamente il nostro comparto zootecnico, che conta punte d’eccellenza, ad esempio, per la produzione della ‘Piemontese’; L’accordo Mercosur, insomma, rischia di affossare il Made in Italy a tavola con pesanti ripercussioni per i consumatori e gli agricoltori italiani legate all’invasione di prodotti stranieri a dazio zero e al via libera ai tarocchi delle più note specialità tricolori”.
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