Le Province quasi certamente si salvano

Il decreto sul riordino delle Province non sarà convertito in legge. La decisione definitiva è stata presa all’unanimità dai partecipanti ai lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato, di ieri.

  
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Nella giornata di oggi verrà in ogni caso convocata una riunione dei capigruppo presso il Senato per esaminare le possibili vie di uscita, ma secondo i senatori che ieri sera hanno preso parte alla riunione in Commissione Affari Costituzionali, sono poche le possibilità di poter convertire il provvedimento a causa del numero eccessivo dei sub-emendamenti pari in tutto a 140.

Dall'annuncio del premier Monti dell'inizio della crisi, non si riuscivano più a vedere possibili approdi utili, soprattutto alla luce dell'inserimento delle pregiudiziali di incostituzionalità in aula, annunciata oggi dal Pdl Oreste Tofani, e dalle minacce, sempre in questo senso, lanciate dalla Lega Nord.

Sulla mancata conversione del decreto hanno quindi pesato gli oltre 140 subemendamenti (a fronte dei 5-6 maxiemendamenti messi insieme dai relatori Bianco e Saltamartini), arrivati in Commissione, la cui discussione avrebbe procrastinato oltre misura i tempi per una possibile approvazione. Deluso il ministro per la P.A. Filippo Patroni Griffi:

"Il governo ha fatto ciò che doveva fare, ma la situazione non si poteva sbrogliare come del resto hanno confermato questa sera i capigruppo in Commissione", ha spiegato all'uscita dalla Commissione.

"Il governo ha fatto insieme al Parlamento un buon lavoro fino alla spending review - ha riconosciuto il ministro - ma poi si sono imposti alcuni 'giochi' in Parlamento". Leggi QUI il post completo