UNCEM fattura elettronica e negozi chiusi in montagna

Quattro negozi chiusi a Borgo Valsugana, provincia di Trento. Due attività in meno a Pessinetto, Valli di Lanzo, Torino. Una in meno, l'ultima rimasta, a Sovazza, frazione di Armeno. Due chiusure a Vallarsa, Trentino.

  
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Sono solo alcuni casi, segnalati a Uncem negli ultimi giorni, di esercizi commerciali o bar che hanno abbassato la saracinesca con il primo dell'anno o verso la fine del 2018. Ce ne sono molti altri e il censimento di cessazioni (e aperture) potrà darcelo solo Istat nei prossimi mesi. Di certo, oggi sappiamo che sono 200 i Comuni italiani senza un esercizio commerciale (primo posto nella drammatica classifica per il Piemonte, con 90 Comuni desertificati) e che altri 700 sono a rischio avendone meno di tre. Il dieci per cento dei Comuni del Paese dunque soffre per la desertificazione commerciale. Sono quasi tutti Comuni alpini e appenninici. Hanno una popolazione perlopiù anziana, ma anche giovani che vorrebbero rimanere, avviare imprese e partite iva, ma sono preoccupati per una situazione sociale che continua a complicarsi. Le fasce della popolazione attiva si assottigliano.

Uncem è preoccupata per un trend che potrebbe diventare ancor più negativo visti ad esempio i complicati sistemi di gestione della fatturazione elettronica nei Comuni montani e dunque nelle aree dove è ancora forte il divario digitale. Dove i commercianti, i titolari di bar e negozi sono anziani e i numeri del fatturato in calo, la svolta digitale (che Uncem incoraggia da sempre, ma consapevole delle difficoltà strutturali legati alla mancanza di rete) potrebbe comportare un forte danno per i territori, causando - in un concorso negativo di situazioni - anche la chiusura degli esercizi di vendita e somministrazione. "Prendiamo un piccolo Comune di 500 o 700 abitanti - evidenzia il Presidente nazionale Uncem, Marco Bussone - dove abbiamo un solo negozio che fa le classiche pluriattività del territorio, vendita di generi alimentari, di tabacchi e giornali. È un punto importante per quel comune, un ancoraggio sociale. Giovane o meno sia chi lo gestisce, la fattura elettronica diventa l'ennesima scure che cade sul suo percorso, già accidentato e difficoltoso. Non diciamo solo che il rischio è che aumenti il 'nero', ma di certo molte attività in piccoli Comuni sono in bilico e faticano a generare un fatturato adeguato per la sopravvivenza di chi le gestisce". Per questo, Uncem chiede almeno da tre anni a Governo, Parlamento, Regioni di attivarsi per una fiscalità differenziata. Un buon esempio anche per altre Regioni è arrivato a novembre dall'Emilia-Romagna, che ha azzerato l'Irap per migliaia di imprese nei Comuni montani.

"Altro che fattura elettronica - aggiunge Bussone - Se vogliamo sconfiggere realmente il rischio desertificazione dobbiamo puntare su un versamento unico, annuale, forfettario per imprese ed esercizi commerciali presenti nei Comuni montani ad alto grado di marginalità. Così, secondo alcuni, si arricchirebbero i proprietari e gestori? Chi pensa questo non conosce le realtà. Di certo, una imposta unica, a forfait, è l'unico strumento per garantire sopravvivenza a una rete di commercio storica o nuova, attorno alla quale la comunità si ritrova e si riconosce. Lo spiegheremo al Ministro Tria e ai tecnici Mef. Lo avevo anche scritto a settembre a Carlin Petrini, che con noi aveva chiesto alla politica interventi strutturali per salvare le botteghe di paese. La fattura elettronica di certo non le aiuta. Le penalizza".

Uncem, in questa direzione, vuole definire un nuovo patto con le associazioni di categoria del commercio. Non si può rischiare che il Paese, nelle zone interne delle Alpi e degli Appennini, continui a desertificarsi perdendo ricchezza, imprese e anche gettito fiscale. La differenziazione e il riconoscimento delle peculiarità di queste zone - senza applicare la fatturazione digitale, in prima istanza - sono decisivi.
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