Comitato Salute VCO: "Cui prodest?"

Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato del Comitato Salute VCO, riguardante la sanità locale.

  
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Da anni ci occupiamo di problemi della “sanità” nel suo complesso, rifiutando di “sparare nel mucchio” ma preferendo trattare razionalmente questa “materia” e i singoli problemi senza ideologie e preconcetti nel solo interesse dei cittadini, finalizzando la nostra azione, seppur verbale, al bene comune.

Ci siamo resi conto però che senza un riferimento al quadro globale, seppur limitato ai confini della nostra piccolissima Provincia, ma con pesanti implicanze delle responsabilità regionali, non si riesce a spiegare la nostra interpretazione su quanto sta accadendo nel VCO.

L’azione di questa Amministrazione regionale è caratterizzata a nostro avviso da alcuni elementi negativi:
Assenza di un “Piano sociosanitario” sul quale basare la sua azione amministrativa.
Assenza, perciò, di una strategia trasparente che dia coerenza alle decisioni assunte.
Azioni amministrative scoordinate fra loro che minano la logica del sistema.
Una politica fatta di annunci che nulla hanno a che vedere con le reali necessità dei cittadini.
Assenza di un dialogo costruttivo con i Sindaci del territorio su cui si fanno piovere le decisioni.
La conseguenza di tutto ciò è la confusione totale nella quale ci dibattiamo e che ci appare senza senso.

Senza un “Piano” e quindi una strategia, ciascuno, come già accaduto in questi mesi, si sente autorizzato a proporre la propria interpretazione, come sulle linee guida di AGENAS, a cui sono legati i fondi del PNRR:
La sanità territoriale che AGENAS richiama come fondamento, non ha un disegno organizzativo.
La sanità ospedaliera è caratterizzata da una visione di “campanile” piuttosto che di “comunità”.
Il comparto assistenziale oggetto di un taglio di fondi che mettono a serio rischio le tutele in essere.

Cosa si dovrebbe fare ce lo dicono sia i dati ISTAT che quelli delle diverse “Fondazioni”. Basta leggerli.
Mobilità passiva: è questo il “faro” che dovrebbe guidare le azioni amministrative.
In Piemonte, l’incidenza della spesa per la sanità “Privata” è passata dal 29% del 2011 al 39% del 2017, e nel 2021, come scritto nel documento prodotto da IRES, il 41,8% dei cittadini hanno preferito farsi curare fuori da questa ASL, con buona pace del nostro Consigliere regionale che ha quantificato la presenza del “Privato” in un misero 3%. Ci piacerebbe sapere da dove attinge le sue informazioni.

Un Privato, nato e cresciuto negli spazi non coperti dal sistema pubblico e in questo vuoto che non sapremo mai quanto sia stato frutto di insipienza amministrativa o colpevole connivenza, ha costruito anche con soldi pubblici, quindi nostri, una sua importante presenza. In nome di un liberismo economico mal interpretato. Un importante amministratore lombardo ebbe a dire “Privato e pubblico erano in concorrenza” come se un diritto costituzionale (art. 32) può essere messo sul mercato. Ve la immaginate una gara per gestire la Giustizia o la Difesa?
Bisogna allora prendere atto che si deve partire a qui, pur sapendo che il “Privato” ambirà sempre a farsi carico di quelle attività che possono generare profitti, quindi programmabili. Non si assumerà mai l’onere e la responsabilità di gestire un DEA, proprio perché, per sua natura, l’emergenza non è programmabile. Ma attenzione! Il DEA in quanto tale esige a suo supporto, la presenza di attività mediche specialistiche come la chirurgia, l’ortopedia, la cardiologia che per le attività programmate entrano inevitabilmente nelle mire del soggetto “Privato”. Ed è proprio qui che si gioca supremazia fra “Pubblico” e “Privato” una lotta di cui ne fa le spese è il cittadino comune.

Con queste premesse la domanda chiave da porre agli attuali Amministratori regionali è tanto semplice quanto categorica: le scelte che state facendo vanno nella direzione degli interessi dei cittadini?
A guardare ciò che sta avvenendo sul nostro territorio, la risposta è: NO

Ciò non porta che a una conclusione: se nei fatti non si sta perseguendo l’interesse pubblico e se questi fatti indeboliscono ulteriormente l’impianto della sanità pubblica non possono che fare l’interesse del “Privato”.
Non è questo il senso del “mandato” ricevuto dai cittadini, attraverso il voto elettorale.
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