Zacchera: una riflessione sull'arresto di Don Stefano

Riportiamo dalla newsletter Il Punto, dell'ex sindaco Marco Zacchera, una riflessione riguardante l'arresto di Don Stefano Cavalletti, parroco di Carciano, balzato tristemente agli onori della cronaca la settimana scorsa, per vicende di droga.

  
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Venerdì scorso Don Stefano, parroco di un paese vicino a Stresa, è stato arrestato per detenzione e spaccio di droga. Una vicenda grave e sconcertante, davvero incredibile per chi riteneva di conoscerlo bene e da tanto tempo.

Da sempre persona esuberante ma anche attivissimo in tanti canpi, Don Stefano dava l ‘impressione di essere un sacerdote aperto e ‘positivo " soprattutto tra i giovani.

Le cronache hanno sguazzato nel rivelare particolari più o meno piccanti - e non si sa quanto veritieri - ma, pur nella drammaticità dei fati, credo che anche in questo momento drammatico sia utile una piccola riflessione che sottopongo ai lettori.

Credo sia stato molto facile e scontato, in questi giorni, scrivere ed ironizzare su Don Stefano Cavalletti, il parroco di Carciano arrestato per droga, ma penso non sia giusto vivere questa vicenda solo con il taglio scandalistico.

Premetto che non conosciamo ancora i fatti nel loro dettaglio (alcuni particolari tra quelli riportati sembrano francamente incredibili) e che personalmente non darei eccessiva credibilità ad alcuni commenti anonimi e che appaiono ben poco documentati.

Senza voler giustificare condotte sicuramente censurabili, soprattutto per un sacerdote, credo però che dando un giudizio complessivo su di una persona sarebbe giusto anche ricordare le tante cose buone che Don Stefano ha fatto negli anni stando a contatto tra i giovani e aiutando tante altre persone, fossero o no suoi parrocchiani.

E ’ giusto considerare anche queste cose esprimendo un giudizio complessivo, così come pregare per lui (almeno per chi è credente)ricordando soprattutto che un prete è infondo solo un uomo come gli altri, con tutti i suoi problemi e difficoltà.

Credo, però, che questo grave episodio sottolinei anche la necessità che le nostre comunità stiano più vicine alle tante altre persone che per i motivi più diversi affrontano terribili percorsi di sofferenza e di crisi personale, a volte invisibili o nascoste, senza limitasi alle facili e scontate maldicenze.

Per Don Stefano ha contato la notorietà (lo spacciatore sorpreso ed arrestato di solito viene pudicamente indicato con le sole iniziali e presto dimenticato dalle cronache) ed è ovvio che in questo caso la notizia abbia fatto ben altro rumore, ma alla fine in questa vicenda ricordiamoci che resta soprattutto un grande vuoto personale, una grande tristezza, una delusione e sofferenza collettiva per lui, i suoi familiari e i suoi amici.

Forse - anziché guardare e insistere sulla morbosità anche mediatica di un fatto - ciascuno di noi dovrebbe interrogarsi nel profondo sui "perché" ed essere più attento ai segnali che ci giungono da persone che magari incontriamo ogni giorno e che si sentono disperatamente sole, soprattutto quando sono in difiîcoltà.

Solo stando loro più vicino potremmo aiutali a superre insieme situazioni critiche, specialmente nelle comunità più piccole dove spesso si preferisce magari spettegolare anziché cercare di capire le motivazioni e le verità umane più profonde o sconfortanti, soprattutto perché si è incapaci di affrontare le realtà, per difficili ed imbarazzanti che possono essere.
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