Stresa Festival: “Mind the gap, Lady Shakespeare!”

Progetto speciale di Stresa Festival 2014, quello in scena, in prima assoluta, mercoledì 27 agosto, alle ore 20.30, al Palazzo dei Congressi. Scritto da Monica Luccisano e dedicato a William Shakespeare nel suo 450° anniversario di nascita, lo spettacolo è intitolato “Mind the gap, Lady Shakespeare!”.

  
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Una interprete d’eccezione: Sonia Bergamasco, voce recitante e cantante. Con lei due mondi musicali a confronto: le composizioni scritte ed eseguite dal pianista Gianluca Cascioli e le pagine rinascimentali dell’Accademia Strumentale Italiana.

Dietro l’annuncio che riecheggia fra le gallerie della metropolitana londinese – Mind the Gap – si nasconde un monito esistenziale. L’avviso, che con tono persuasivo ci ricorda di prestare attenzione al vuoto tra il marciapiede (che ci accoglie) e il mezzo di trasporto (che ci conduce altrove), vuole esortarci oggi a cogliere il “gap” tra la nostra realtà di spettatori e quella presente sulla scena. E forse a superarlo.

Pervase da questo stesso scarto sono le Ladies dell’universo shakespeariano, figure femminili ritratte in una serie di istantanee che radunano in una sola voce le diverse sfumature, le linee individuali, i tagli espressivi. È la voce di una tra le più affermate e raffinate interpreti del teatro e del cinema di oggi, Sonia Bergamasco, a transitare gradualmente o a precipitare rovinosamente in ognuna delle donne di Shakespeare.

Lady Macbeth, Giulietta, Beatrice, Ofelia, Viola, Desdemona ci vengono restituite – nel testo originale di Monica Luccisano – in un particolare momento della loro vicenda, ripercorrendo episodi e tratti emozionali noti, ma anche dando vita a nuovi punti di vista, ricollocazioni.

Attraverso immagini transitorie nell’animo femminile emergono due elementi del teatro shakespeariano, la parola e il sentimento, entrambi ad alto rischio delle medesime trappole dell’ambiguità semantica, etica e di genere.

Il gioco si riflette anche sui fronti musicali, moderno e rinascimentale: un pianoforte e un consort di viole da gamba, strumenti e repertori distanti nel tempo, nel linguaggio, nei colori, che nutrono relazioni sotterranee, imprevedibili, ma a tal punto urgenti da confluire in un’unica forma espressiva, cercando, come la parola “femminile” di Shakespeare, una soluzione al “gap” tra la realtà e le sue interpretazioni.
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