FdI sui frontalieri

Riceviamo e pubblichiamo, una nota di Fratelli d'Italia, dal titolo “La nostra piattaforma di proposte per i frontalieri e il territorio”.

  
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Fratelli d’Italia interviene riguardo alle tematiche legate al frontalierato

“La nostra piattaforma di proposte per i frontalieri e il territorio”

Per affrontare le questioni relative ai frontalieri è utile ricordare alcune date:
Il nuovo Accordo tra Svizzera e Italia è stato concluso nel dicembre 2020 dal Governo Conte II ed è il risultato di anni di trattative;

La Legge di Bilancio 2024 redatta dal Ministero dell’Economia è stata approvata dal Consiglio dei Ministri nell’ottobre 2023 ed è stata approvata dal Parlamento a fine dicembre. All’interno di questa Legge è previsto l’ormai noto contributo sulla salute a carico dei vecchi frontalieri.

Questo contributo è stato introdotto per finanziare misure tese ad attrarre e mantenere con più facilità il personale medico e infermieristico negli ospedali di confine. La scarsa competitività del mercato del lavoro italiano rispetto a quello svizzero è un problema reale, grave e crescente; non riguarda solo il settore sanitario, ma si estende a tutti i settori economici.

Fratelli d’Italia VCO, però, non considera questo nuovo contributo la soluzione giusta al problema e fin dallo scorso ottobre lo sta segnalando a Roma e continua a farlo. Vale ricordare che lo scorso novembre nel programma presentato dal Presidente Provinciale di FdI, Davide Titoli, si sottolineava nero su bianco quanto fosse doveroso considerare le rivendicazioni che i frontalieri esprimevano in termini di trattamento fiscale. Si è inoltre tenuto un filo diretto istituzionale con la Provincia, deputata a occuparsi delle tematiche transfrontaliere, che all’inizio di novembre ha scritto al Governo chiedendo lo stralcio del contributo.

Riteniamo che si possa ancora rimediare fornendo nuovi elementi di valutazione a Governo e Parlamento. Inoltre, le modalità di applicazione del contributo devono essere oggetto di confronto tra Ministero dell’Economia, Ministero della Salute e Regioni e in quella sede, che proponiamo sia estesa alle Province interessate, si potrà rilevare la complessità pratica dell’effettiva applicazione del provvedimento e la sua inefficacia rispetto allo scopo che si prefigge.

Per rendere più attrattivo il lavoro nelle zone italiane di confine con la Svizzera non serve aggiungere un contributo a chi lavora in Svizzera, ma piuttosto ridurre il cuneo fiscale e potenziare le misure di welfare di chi lavora in Italia. Il Governo sta già sforzandosi in questo senso (rimodulazione aliquote IRPEF, taglio cuneo fiscale per i redditi medio bassi, aumenti dell’assegno unico e del bonus nido, introduzione bonus mamma ecc.), ma purtroppo nelle province come il VCO questo non è ancora sufficiente e lo è ancora di meno in Ossola, dove negli ultimi due anni la combinazione dell’aumento dell’inflazione generale e lo sviluppo industriale del Canton Vallese hanno innescato un impressionante rialzo dei prezzi del mercato immobiliare, dei servizi e dei beni di consumo a discapito soprattutto dei concittadini che lavorano in Italia e che stanno subendo un inaspettato peggioramento della propria qualità di vita.

Bisogna istituire una zona franca e la sperimentazione potrebbe partire proprio dall’abbattimento del cuneo fiscale degli operatori ospedalieri. Le risorse potrebbero essere individuate alimentando il già previsto Fondo per lo sviluppo economico, il potenziamento delle infrastrutture e il sostegno dei salari nelle zone di confine italo-elvetiche. Se non si interviene in fretta, sempre più connazionali, formatisi a spese dello Stato italiano, andranno a lavorare in Svizzera.

Pensare di poter nel breve termine modificare l’Accordo Italia Svizzera rispetto all’imposizione ai nuovi frontalieri non è purtroppo realistico; lo si sarebbe dovuto fare molto tempo fa. L’Accordo però prevede che ogni cinque anni Italia e Svizzera lo riesaminino ed eventualmente aggiornino; quello può essere il momento per interventi migliorativi.

E ci riferiamo anche ai ristorni per i Comuni, attualmente previsti solo fino al 2033. Su questo fronte, però, per poter sostenere la richiesta di mantenimento, i Comuni devono impegnarsi fin da adesso destinando i fondi frontalieri a opere che effettivamente favoriscano i lavoratori e i collegamenti infrastrutturali tra i due Paesi. E guardando a Domodossola, non si può quindi che rimarcare per l’ennesima volta l’urgente necessità di ampliare la dotazione di parcheggi nei paraggi della stazione.

Presidente Provinciale FdI Davide Titoli
Angelo Tandurella Capogruppo FdI Domodossola
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