Sequestro reperti archeologici: i dettagli

Sequestrati dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino manufatti archeologici scavati illecitamente nel territorio piemontese. Maggiori dettagli nel comunicato che riportiamo.

  
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Sono 581 i reperti archeologici sequestrati dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino, supportato nella circostanza da personale del Comando Compagnia Carabinieri di Verbania, rinvenuti nel corso di una perquisizione disposta dalla locale Autorità Giudiziaria ed inerente una indagine finalizzata a contrastare il fenomeno delle “ricerche archeologiche clandestine”, in questo caso, compiute nel territorio piemontese in danno di aree non ancora esplorate e censite da parte dalla competente Soprintendenza Archeologica.

Si tratta di monete e manufatti metallici di varia tipologia, fra i quali: punte di frecce per balestra, chiodi, fibbie, anelli, spille e altri utensili metallici di varia forma, il tutto riconducibile a testimonianze di varie epoche ricomprese fra romana e medievale.

Il valore complessivo del materiale sequestrato, in base ad una prima analisi effettuata dai funzionari della Soprintendenza, è stato quantificato, in circa 3.000 euro. Gli oggetti, costituenti una seppur piccola “collezione privata”, sono stati rinvenuti presso l’abitazione di un cinquantacinquenne incensurato residente a Vogogna (VB) con la passione per la ricerca di oggetti che, suo malgrado, sono oggetto di particolare tutela in quanto “Beni culturali appartenenti allo Stato”.

Assieme ai manufatti d’interesse archeologico sono stati trovati e sequestrati anche gli strumenti, tre metal detector, utilizzati dall’indagato per svolgere l’illecita attività che gli è costata la denuncia all’Autorità Giudiziaria.

E’ opportuno sottolineare che l’attività di scavo archeologico compiuta in assenza di specifiche autorizzazioni, in questo caso rilasciate esclusivamente da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e solamente a soggetti “qualificati”, configura un illecito di carattere penale, sanzionato dalla vigente normativa, ovvero il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs n.42/2004).

Gli articoli di legge ai quali ci si riferisce sono: il 175 “Violazione in materia di ricerche archeologiche”, che prevede la pena dell’arresto fino ad un anno e l’ammenda massima di 3.099 euro; e il successivo 176 “Impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato” (fra i quali i reperti archeologici da chiunque rinvenuti in circostanze fortuite), che prevede la pena della reclusione sino a tre anni e l’ammenda massima di 516,50 euro.

Altra più grave ipotesi di reato si configura nel caso in cui il bene, in questo caso il reperto archeologico scavato in modo illecito o trattenuto senza titolo, viene: ricevuto, detenuto, occultato, anche con finalità di commercio; per tale illecita condotta si fa riferimento all’ art 648 del Codice Penale, configurandosi in questo caso la “Ricettazione”, punita con la reclusione da due a otto anni e multa sino a 10.329 euro.

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