Iracà: Cem da opera volano a opera ferita

Riceviamo da Felice Iracà, capogruppo consigliare della lista civica cittadiniconVoi, alcune considerazioni sul "problema progettuale" del CEM.

  
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La Cem-novela: dall’opera volano all’opera ferita

E’ dunque questo il problema: mancherebbe una trave. Le vociferate “carenze progettuali” del nuovo centro multifunzionale (CEM), prospettate dalla ditta aggiudicatrice dei lavori, sarebbero dovute alla mancanza di una trave nel progetto elaborato dallo studio spagnolo.

Attendiamo, ovviamente, dati più precisi e ufficiali sulla questione, non esimendoci però d’avanzare alcune doverose e puntuali osservazioni di merito.

1. l’eventuale mancanza di una trave (non di un tramezzo al più “collaborante”, bensì di una trave portante in cemento armato, si badi bene) può costituire un elemento inficiante dell’eseguita progettazione strutturale: facciamo davvero fatica, però, a comprendere come, tra un’iterazione e l’altra dell’algoritmo di calcolo col quale sarà stata effettuata l’analisi statica della struttura globale, ci si possa essere dimenticati proprio di un elemento così importante. Solitamente, qualora vi siano carenze strutturali, i software di calcolo “non verificano” la struttura in esame, rimandando dunque ad una nuova ri-progettazione della stessa dopo adeguata rivisitazione della geometria e/o ridimensionamento dei singoli elementi del complesso strutturale; l’eliminazione di una trave dal modello geometrico atto a simulare il comportamento statico-dinamico di una struttura non è dunque cosa da poco, anche se tra tutti gli elementi che contribuiscono alla stabilità globale di un edificio vi è una gerarchia di importanza in ordine alla loro resistenza offerta, che può dipendere, ad esempio, dal livello di ubicazione (piani bassi o alti) e dalla posizione planimetrica assunta nel singolo piano (baricentrica o decentrata, di bordo). La questione è dunque tanto complessa quanto delicata: non va dimenticato, infatti, che alcuni drammatici collassi strutturali, avvenuti nel nostro paese, sono da ricondursi alla comprovata criminosa eliminazione fisica di uno o più pilastri posti alla base dell’edificio, rei di ridurre la luce utile alle manovre di parcheggio delle autovetture nei box interrati (via Vigna Jacobini, Roma, dicembre 1998);

2. quattro studi di ingegneria altamente qualificati sono invischiati nella faccenda: il primo, quello di progettazione, il secondo, quello che ha validato il progetto del primo, il terzo, quello che ne dovrebbe seguire la realizzazione e che ha sollevato il caso e il quarto, l’ultimo, cui tocca adesso il compito di dirimere la complessa diatriba: ciò a significare che la questione non sarà certamente “roba da poco”, non trattasi dunque della cosiddetta “questione di lana caprina”, non è una disputa su un elemento di arredo, di colore o di funzionalità interna del complesso in progetto, quanto di una “mancanza progettuale” probabilmente davvero tanto importante da richiedere ai contendenti di fare i passi che sono stati fatti, mettendone a rischio immagine, credibilità, e reputazione professionale;

3. potrebbe certo dirsi che “piove sul bagnato”: questa benedetta opera cementizia, palesemente voluta da pochi e fortemente aborrita da molti, pare proprio non avere il sostegno della dea bendata: il contenzioso tecnico, che rischia di tramutarsi in un ipotetico contenzioso legale anche per il nostro Comune, di certo allunga i tempi, dilata i costi (ma che volete che siano altri 11 mila euro dinanzi ai quasi 20 milioni già preventivati…), ravviva lo scetticismo e, forse forse, spegne anche i tanti entusiasmi di pochi. Sarà solo un segno, l’ennesimo segno contro, ma certo è che il CEM pare nascere proprio sotto i peggiori auspici: non sarebbe forse il caso, col buon senso del padre di famiglia, e alla luce delle pessime congiunture economiche e dell’ariaccia che tira e che pare tirerà ancora a lungo anche sulla nostra città, fermarsi un attimo e ripensarci, mettersi la mano sulla coscienza e rimodulare il progetto, sì da produrre, nell’immediato futuro cittadino, anche minori costi di gestione?
Nel frattempo, i cittadini attendono. Spettatori per forza d’uno spettacolo a cui, malgrado loro, non sono stati invitati neanche ad assistere.

Felice Iracà
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