Restauro dei Castelli di Cannero

Nel 2019 ricorreranno i cinquecento anni dell'inaugurazione dei castelli di Cannero. La fortezza oggi è al centro di un importante progetto di messa in sicurezza, di recupero e di valorizzazione.

  
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I Comuni di Cannobio e di Cannero e la Fondazione Castelli di Cannero rappresentata dall’architetto Salvatore Simonetti, coordinatore del progetto, mercoledì 15 aprile a Palazzo “Parasi” nel cuore del borgo di Cannobio nel corso della rassegna Parasincontra”, hanno illustrato alla comunità locale il progetto di recupero dei castelli le prossime fasi d’intervento , condivise con la Soprintendenza e le amministrazioni locali.

Presenti numerosi cannobiesi e canneresi con i rispettivi sindaci, Giandomenico Albertella e Federico Carmine. “Ringrazio la proprietà per la sensibilità e l’interesse dimostrato riguardo ai castelli – ha detto Albertella – ringrazio l’architetto Simonetti ed il dottor Vitaliano Borromeo per quanto stanno realizzando in sinergia con i territori, la storia e la popolazione.

E’ una bella serata. Operare su un edificio dal carattere di “rudere nell’acqua” è un’esperienza unica ed importante, occorre avere rispetto e non porre in essere interventi invasivi . I Castelli potranno diventare “il museo di se stessi ” coniugando una fruibilità pubblica e privata”.

La Rocca Vitaliana vedrà dunque concludersi ,nei prossimi mesi, la fase di messa in sicurezza e l’avvio della fase di sviluppo progettuale del masterplan, approvato dalla Soprintendenza, volto a recuperare e proteggere l’edificio.

In un prima parte si interverrà sulla fortezza dell’isola maggiore dell’arcipelago della malpaga. L’isola della prigioni sarà oggetto di un intervento successivo. La delicatezza e l’importanza dell’evento richiederà maestranze, tecniche ed attenzioni particolari (come restauratori a fune per evitare impalcature).

“E’ un’occasione importante, ci crediamo”, commenta Federico Carmine Sindaco di Cannero Riviera “organizzeremo presto, con Cannobio, presumibilmente in autunno un nuovo appuntamento”.

E’ stato mostrato un tuor virtuale dell’edificio oltre che a dettagliati studi posti in essere per rispettare l’edificio oggetto dell’investimento privato. “ Per intervenire sui castelli di Cannero si deve coscientemente partire da questo binomio rovina/natura: non solo la memoria fisica quale segno di pietra ma soprattutto un’immagine “la cui contemplazione non equivale a fare un viaggio nella storia ma a fare esperienza del tempo, del “tempo puro” (Marc Augé *).

E’ da questa frase di Marc Augé – dice l’arch. Simonetti - che vorrei partire per evidenziare la metodologia d’intervento che ci proponiamo di seguire nell’affrontare il tema complesso del “restauro” dei Castelli di Cannero.

Cannero rappresenta la rovina per eccellenza. La presenza, o “invasione”, della natura decreta dunque la morte della sua funzione. Allo stesso tempo a quella natura, intesa come “perpetuo rinnovamento e confortante sentimento di una totalità che trascende i destini individuali”, le rovine aggiungono qualcosa che non appartiene più alla storia, ma che resta temporale.

Il paesaggio delle rovine, che dunque non riproduce integralmente alcun passato e allude intellettualmente a una molteplicità di passati, conferisce alla natura un segno temporale e la natura, a sua volta, finisce con il destoricizzarlo traendolo verso l’atemporale. Il “tempo puro” è questo tempo senza storia, di cui solo l’individuo può prendere coscienza e di cui lo spettacolo delle rovine può offrirgli una fugace intuizione. (*)

Un tempo senza storia dunque. Se la premessa è questa – continua l’arch. Simonetti - un progetto di restauro per i castelli di Cannero deve necessariamente superare una impostazione esclusivamente finalizzata al recupero di una testimonianza costruita con tutte le declinazioni possibili che una tale azione oggi può comportare. Il progetto deve confrontarsi anche sul senso più generale della permanenza di quell’immagine, di quel binomio “rovina/natura”, di un paesaggio mentale appunto (nel senso di coscienza del paesaggio) capace di garantire ancora quella “fugace intuizione”.

“Fatta questa doverosa premessa – continua Simonetti - stiamo operando con linee guida, confrontate e condivise passo dopo passo , con la soprintendenza , che ha approvato il masterplan dell’intervento, e con le ammnistrazioni locali. Una parte dell’edificio del castello sarà adibita a residenza privata come già avviene in altre proprietà dei Borromeo e l’altra parte sarà fruibile a piccoli gruppi di visitatori”.

“Vogliamo creare qualche cosa di nuovo nel contesto delle proprietà Borromeo, non un museo di vecchia concezione nè una location di divertimento, ma un accurato progetto di attento recupero”, ha concluso Simonetti: “Sarà ripristinato l’antico accesso dal lato lombardo del castello. Il mastio sarà sede importante di un nuovo concetto di “museo”. L’isola delle prigioni vedrà un intervento successivo. E ribadisco , nessuno immagini pontili o strutture invasive”.

Le associazioni ambientaliste presenti alla serata ed attente al destino della fortezza cinquecentesca si sono dichiarate all’unisono soddisfatte del modo di procedere e delle linee guida progettuali trattate da Simonetti con passione e dettaglio.

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