Marcovicchio: "Profughi, diritti e doveri"

Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato del consigliere provinciale, Matteo Marcovicchio, riguardante la protesta dei migranti di questa mattina.

  
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Molti di noi oggi hanno visto sfilare per Verbania i migranti che hanno protestato in Questura, in Prefettura, e al Comando dei Carabinieri. Scortati da poliziotti e militari ci hanno trasmesso l’immagine di una politica confusionaria e attenta più ai buoni intenti che ai problemi reali.

Quella dell’immigrazione non è un’emergenza, ma un fenomeno che nasce dai decenni passati e che s’è semmai acuito negli ultimi tempi per una serie di motivi. Un fenomeno mai affrontato con decisione e con criterio.

Si potrebbe discutere ore di politica internazionale e di questioni umanitarie ma ci svierebbe dal problema di quei cinquanta che oggi marciavano a Verbania. Si tratta di cinquanta persone che hanno dei diritti ma anche dei doveri, che sono sbarcati più di un anno fa ricevendo ospitalità incondizionata, un tetto sopra la testa, cibo, alloggio, vestiti e assistenza che a tanti italiani non sono concessi.

Per qualcuno di loro la parentesi in Europa è finita. S’erano dichiarati profughi ma sono normali immigrati e come tali dovrebbero seguire la trafila di quelle centinaia di migliaia che sono entrati nel nostro Paese e continuano a entrare seguendo le regole. La legge li classifica come clandestini e se hanno il diritto di lamentarsi, hanno anche il dovere di rispettare le leggi. Lo devono a chi, come noi cittadini, contribuiamo con le nostre tasse al loro sostentamento e lo devono a tutti gli altri immigrati regolari.

L’accoglienza è un nobile sentimento che va espresso però con realismo. Oggi non siamo in grado di accogliere le migliaia di persone che sbarcano ogni giorno e per questo, per non fare di tutta l’erba un fascio, dovremmo essere rigorosi nel respingere chi non ha diritto di entrare e di aprire le porte a chi davvero vive delicate e dolorose questioni personali.

Se lo sapremo fare, smettendola con il buonismo a ogni costo, saremmo un governo e un popolo maturo, con le idee chiare, che non fa distinzioni di nazionalità o religione aiutando chi ne ha bisogno e scoraggiando chi ne approfitta.
Spero infine di avere rassicurazioni su ciò che accadrà a Verbania, perché – e non è certo colpa degli ex profughi – non si può scaricare sulla nostra comunità il problema della sopravvivenza di un clandestino mantenuto fino a ieri e domani magari buttato in strada a migliaia di chilometri di casa.
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