Marcovicchio sull'ospedale unico

Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato del Consigliere Provinciale Matteo Marcovicchio, riguardante la proposta di ospedale unico.

  
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Ci hanno dato un’altra scadenza, un altro prendere o lasciare: nuovo ospedale unico provinciale entro fine novembre o taglio immediato di un Dea. Ancora una volta sulla sanità la Regione sta giocando una partita molto politica e il centrosinistra la affronta con il primo obiettivo di non spaccarsi o perdere pezzi.

Ho letto, un bel po’ di materiale degli anni dell’ospedale unico a Piedimulera, anni nei quali ancora non ero un amministratore del territorio e devo dire, che certe posizioni espresse oggi da politici, partiti, sindaci (anche di centrodestra), comitati ecc… confrontate con quelle di allora lasciano molto perplessi per non dire di più. Ma a me non interessa rinfacciare qualcosa o qualcuno e anche se le “facce di bronzo” abbondano non spostano il problema, che non è affatto così semplice come lo si dipinge.

Oggi Chiamparino, Reschigna, Saitta e la Regione chiedono ai sindaci di votare entro fine novembre l’impegno a chiudere gli ospedali di Verbania e Domodossola e a costruire, dove si deciderà, un nuovo ospedale pagato dai privati e da finire in quattro anni.

Ho letto commenti entusiasti, ho sentito dire “finalmente un progetto serio”. Io vorrei che si guardassero i fatti.

Dieci anni fa fu bocciato un progetto (ospedale unico a Piedmulera) che, in un percorso lungo più anni e con passaggi tecnici obbligati:

- Era stato elaborato dall’agenzia regionale della sanità
- Era stato approvato dall’assemblea dei sindaci
- Era stato approvato dalla giunta regionale
- Era stato discusso con il ministero
- Aveva già previsto a bilancio, con appositi stanziamenti, parte delle somme
- Aveva già individuato con uno studio apposito il sito per la costruzione
- Il sito aveva tutte le prescrizioni di legge
- Era già stata approvata la variante del Piano regolatore.

Entro novembre il territorio dovrà decidere nuovamente. Ma sulla base di che cosa?

- Non c’è un progetto
- Non c’è un’analisi dei costi
- Il Piemonte è una Regione con la sanità commissariata sotto piano di rientro
- Il governatore Chiamparino è in aperta polemica col governo per i tagli alla sanità
- Non si sa se ci sarà la possibilità di tornare a investire nell’edilizia sanitaria
- I soldi non sono a bilancio
- Non si sa se, quale e a quale condizioni ci potrà essere un privato costruttore
- Non c’è l’indicazione di un’area e non ci sono studi alternativi
- Non si conoscono i tempi tecnici per rendere il sito idoneo urbanisticamente.

Senza queste risposte come è possibile pensare di prendere una decisione subito? Non è serio, né corretto ed è nettamente in contrasto con le parole di Champarino e Saitta che riconducono questa decisione a un’occasione da non perdere per il futuro della sanità del Vco. Ma quale futuro? Capisco che, per le dinamiche sanitarie, il miglioramento delle condizioni di vita e i progressi tecnologici… la sanità di oggi non possa reggersi nel Vco sui tre ospedali Domo-Verbania-Omegna che oltretutto sono stati fortemente ridimensionati.

Sono d’accordo che la prospettiva è l’ospedale unico, ma vorrei sapere come e quando ci si arriverà e con quali servizi (medicina territoriale, attività ambulatoriale, servizi socio-assistenziali, rete del 118, ambulanze e elisoccorso) è una risposta fondamentale che deve arrivare e, solo dopo, si prenderà una decisione.

Senza un piano vero ha ragione chi dice che è tutto fumo negli occhi e chi oggi s’inchina per ragioni politiche o di opportunità se lo ricordi bene. Stiamo discutendo della nostra salute nei prossimi cinquant’anni e non siamo al Rischiatutto di Mike Bongiorno e al “prendere o lasciare”.

In tutto questo non dimentico una parte importante. L’ospedale non è solo un edificio ma è fatto di persone, operatori sanitari e pazienti. I pazienti hanno il diritto di ricevere le cure migliori e gli operatori di poter lavorare in condizioni di sicurezza e di massima efficienza .

Se ospedale unico dovrà essere entro novembre, oltre che sia chiaro che dica anche, nero su bianco, che l’attuale situazione deve restare congelata, soprattutto per la rete emergenziale dei Dea. Questo, naturalmente, comporterà il grande e doveroso sforzo di riaprire le assunzioni. In quest’ultimo anno di incertezza i medici, gli infermieri e il personale dell’ospedale hanno stretto i denti con turni massacranti e ferie inesistenti. Attendevano la chiusura di un Dea che, se non ci sarà, obbligherà Regione e Asl a coprire gli organici. Altrimenti anche queste saranno belle parole al vento.

Matteo Marcovicchio
Consigliere Provinciale
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