PsicoNews: Le fisse

Nel linguaggio comune le chiamiamo fisse; quasi tutti ne abbiamo qualcuna ma a cosa ci servono?

  
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Il post di oggi nasce da una gentile richiesta, giunta alla redazione di Verbania Notizie, spero di fare un po’ di chiarezza e di rispondere alle domande che mi sono state poste.
Il tema che tratteremo riguarda le “fisse”, in termine psicologico definite ossessioni.
Tutti quanti abbiamo, o abbiamo avuto, delle fisse che ci fanno sentire “a posto”, tranquilli nel quotidiano. A volte questi pensieri o comportamenti sono quasi inconsapevoli, un gesto particolare come arricciare il naso, toccarsi i capelli, mangiarsi le unghie, in altri casi sono più complessi e consapevoli, rituali ben precisi, con azioni ordinate e organizzate: fare colazione sempre nello stesso modo, andare a dormire controllando la casa; in questo caso siamo consapevoli che questi pensieri o comportamenti ci permettono di essere più tranquilli. Nel momento in cui la persona riesce a interrompere questi comportamenti e a eliminarli questo significa che non si tratta di eventi patologici, la patologia è invece caratterizzata dall’assenza totale di controllo dei comportamenti e dei pensieri, percepiti dalla persona come intrusivi, frequenti e persistenti. Quando questi rituali, pensieri, immagini e altro diventano disfunzionali alla nostra quotidianità, causandoci un considerevole investimento di tempo e di energie, arriviamo a organizzare la giornata in base a essi, allora ci troviamo di fronte a una situazione patologica di sofferenza per chi ne è affetto, sperimentando anche quello che si definisce Disturbo Ossessivo Compulsivo. Pensate ad esempio a chi ha la “fissa” di lavarsi le mani, al punto tale che lava le mani talmente tante volte al giorno da provocarsi lacerazioni. Le ossessioni hanno spesso lo stesso contenuto:
Religione
Sessualità
Contaminazione
Controllo
Paura di far del male
E altro.
Generalmente le persone reagiscono alle ossessioni con il tentativo di scacciarle, ma in questo modo non fanno che aumentarne la frequenza (provate a pensare di non pensare a un elefante rosa, il risultato sarà pensare a un elefante rosa) e, a volte, arrivano a manifestare le compulsioni, azioni stereotipate necessarie a contenere l’ansia generata dal pensiero: vado a controllore la manopola del gas, salto le righe formate dalle piastrelle di un pavimento.
L’ossessione in realtà aiuta la persona a prendere coscienza della presenza di desideri inconsci, considerati inaccettabili, che vengono però vissuti dalla persona con paura; per semplificare potremmo dire che se questi desideri fossero vissuti per ciò che sono, cesserebbero di provocare le coazioni a ripetere. Purtroppo la cura di questo disturbo non è così facile, tuttavia è possibile.
E voi, avete delle “fisse”?
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