PsicoNews: Disturbi d’ansia e pregiudizi

Per collegarci al post di settimana scorsa, oggi ho pensato di trattare il tema del disturbo d’ansia, in particolare, nella terza età.

  
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Mentre la depressione, come accennato nello scorso post, è una difficoltà che, fortunatamente, non mi è capitato spesso di sperimentare direttamente, l’ansia è invece un aspetto con cui nella mia vita mi sono trovata a fare i conti.

Siccome anche stanotte mi è capitato di svegliarmi con una sgradevole sensazione di preoccupazione, diciamo ansia per intenderci, che si ripresenta quando devo affrontare periodi un po’ complessi, ho deciso che, per seguire il filone del post della scorsa settimana, il tema di oggi potrebbe essere i disturbi d’ansia nella terza età.

La prima volta che ho scoperto che il tema dell’ansia nelle persone anziane fosse stato affrontato negli Stati Uniti solo nel 1998 ne sono rimasta molto colpita; per chi conosce l’ansia e ha sperimentato personalmente quali siano i suoi sintomi, credo che questa si possa considerare una grande sconfitta, dimostra quanto, a volte, certi disturbi siano sottostimati, con gravi conseguenze per chi ne soffre. Quanto meno se n’è parlato…

Come accennato per la depressione, i disturbi d’ansia nell’anziano hanno uno stretto legame con l’età d’insorgenza, e delle caratteristiche proprie, che li diversificano rispetto a quelli che si possono manifestare nell’adulto; esistono aspetti dei disturbi d’ansia nella terza età correlati con l’invecchiamento, quali paure riguardanti la salute fisica, l’autonomia, la capacità di esercitare un controllo.

Quando un disturbo d’ansia è considerato sottosoglia, ossia inferiore nelle sue manifestazioni per essere considerato “disturbante”, in realtà è necessario considerarlo un importante fattore di rischio per lo sviluppo futuro, in particolare quando si manifesta insieme a sintomi depressivi lievi, a scarsa salute percepita e a livelli di scolarità bassi.

È frequente, nella pratica clinica, imbattersi in disturbi con sintomatologia ansiosa e depressiva, insieme. Negli adulti le percentuali di disturbi d’ansia con associati disturbi dell’umore si aggirano intorno al 20%, poco più elevata la percentuale per la relazione inversa (disturbi dell’umore con associati disturbi d’ansia); nella terza età la percentuale si eleva di molto, tra il 50 e l’80%. Alla luce di questo “legame” tra disturbi, sarebbe utile iniziare a considerare un possibile rapporto di rischio tra le due sintomatologie e porre adeguato trattamento prima che il quadro si possa complicare.

Un accenno specifico va posto poi sul disturbo post traumatico da stress; si è osservato che, in soggetti sopravvissuti a eventi traumatici, vi sia una riattivazione, durante la vecchiaia, della sintomatologia rimasta silente in età adulta, questo parrebbe essere causato da una maggiore vulnerabilità nell’anziano; la terza e quarta età di oggi, per intenderci, sono persone che hanno vissuto l’infanzia e la prima giovinezza durante la seconda guerra mondiale, quindi paghiamo ancora oggi tutti quanti (loro per primi pagano questo prezzo per la seconda volta) i danni causati dalla nostra storia.
Nella clinica è spesso molto difficile poter porre una corretta diagnosi negli anziani, poiché loro per primi tendono a riportare solo alcuni sintomi dei molteplici di cui soffrono, sono soliti mascherarne o sottovalutarne altri, in particolare quelli per i quali temono un giudizio sociale.

E voi? Cosa pensate dell’influenza della paura del giudizio sociale nei disturbi psicologici? Come si possono modificare questi pregiudizi?

Buona settimana
Mara Rongo

Fonte:
“Psicologia dell’Invecchiamento”, a cura di R. De Beni, ed. Il Mulino, 2009 Leggi QUI il post completo