Zanotti: "Sfide e problemi del nuovo teatro"

Riportiamo dal sito verbaniasettanta.it, un intervento di Claudio Zanotti, sulla gestione del teatro Il Maggiore e la questione stagione culturale cittadina sul piatto in questi giorni.

  
a-
+
Sono solo cinque punti. Ma non sono trascurabili. E forse sarebbe il caso di trovare luoghi, modalità e occasioni per poterli affrontare, prima che il quadro si complichi tanto da rendere i problemi irrisolvibili. Intanto l’esclusione della rassegna dei “Lampi”, il non riuscito coinvolgimento delle realtà associative cittadine, lo stallo della Fondazione e l’annuncio fatto dal Comune di un “ripensamento totale” delle politiche culturali segnano un avvio complicato dell’esperienza del Maggiore.

I fatti maturati nelle ultime settimane consentono di valutare con meno approssimazione e maggiore chiarezza l’impatto del CEM/Maggiore sulla vita della nostra comunità cittadina. Vediamo in sintesi puntuale gli elementi salienti.

1. IL NOME DELLA COSA. Concepita come CEM (Centro Eventi Multifunzionale), la struttura è poi nata come teatro Maggiore. Non si tratta di mera questione nominalistica. Trasferendo il progetto iniziale da piazza F.lli Bandiera all’ex arena e aumentandone il costo di almeno il 40%, la Giunta destro-leghista aveva deciso di “assorbire” il teatro cittadino di piazza F.lli Bandiera in una faraonica struttura – a gestione rigorosamente privata – destinata a realizzare congressi, eventi, convegni, manifestazioni fieristiche e ristorazione i cui ricavi avrebbero completamente assorbito i costi gestionali e manutentivi (faraonici anch’essi) dell’intero immobile, lasciando a carico del Comune un microscopico deficit annuale di 23.000 € legato alle sole attività teatrali e culturali. Nulla di ciò s’è fatto e mai si farà, perchè la struttura è totalmente inidonea a congressistica, convegnistica e fieristica. E infatti i “sassi” di Arroyo non si chiamano più “Centro Eventi Multifunzionale”, ma teatro “Il Maggiore”: un volume straordinariamente sovradimensionato per ospitare una sala teatrale di medie dimensioni (poco più di 500 posti); all’esterno, un’arena scoperta di capienza analoga a quella preesistente. Gli effetti economici di questa situazione sono già stati illustrati e documentati.

2. GESTIONE E FONDAZIONE. Nel parere (incommentabile) formulato nel 2011 sul Piano di Gestione del CEM i Revisori dei Conti scrivevano almeno una cosa condivisibile: “circa la modalità di gestione del Cem, affidata completamente a terzi, essa potrebbe rivelarsi inattuabile ove le gare d’appalto andassero deserte, con conseguente – si ritiene – decisione di gestione diretta [da parte del Comune, n.d.r.] non ipotizzata nel Piano“. Ecco, appunto: l’infausta profezia si è avverata. E oggi il Comune naviga a vista (e non potrebbe fare altrimenti) con una gestione diretta e senza rete dell’ex CEM ora Maggiore: ovvero senza alcuna preventiva e attendibile programmazione economico-finanziaria e accingendosi a coprire uno sbilancio di almeno 500.000 € per il 2016. E in futuro? Una cosa è certa: non si farà mai una gara per una gestione dell’intera struttura affidata a privati, perchè il CEM non è un Centro Eventi Multifunzionale; è una sala teatrale di medie dimensioni annegata in volumi commercialmente (e non solo) inutilizzabili. Resta in campo l’opzione “Fondazione”, di cui si parla da più di un anno senza che si siano fatti apprezzabili passi in avanti; anzi, senza che se ne sia mai potuto discutere nelle sedi competenti (Consiglio Comunale e sue Commissioni). La Regione Piemonte, a cui Verbania guarda con comprensibile bramosia come bancomat istituzionale, ha più volte ribadito che a una Fondazione parteciperà soltanto se in essa saranno comprese le strutture, le gestioni e i programmi attualmente presenti nel Vco (“La Fabbrica” di Villadossola, il teatro/auditorium di Cannobio, il “Maggiore” di Verbania, il Palazzo dei Congressi di Stresa). Cannobio, Villa e Stresa hanno dichiarato grande freddezza (se non disinteresse, vedi Stresa) per questa ipotesi; inoltre, non si intravede alcuna presenza di privati robustamente dotati di capitali, senza i quali la Fondazione – se mai dovesse nascere – di risolverebbe in un “carrozzone” interamente pubblico. Dunque? La scelta è – ahimè – obbligata: si continuerà la navigazione a vista, con la gestione diretta del Comune alle condizioni di sbilancio finanziario attuali. Qualche limitato sollievo potrebbe venire dall’affidamento della gestione del ristorante , infilato in cima a uno dei “sassi”; i tentativi sinora sono andati deserti, facendo venire meno una previsione di entrata nel 2016 per il Comune (canone d’affitto) stimata a Bilancio in 60.000 €. E’ partita in questi giorni una terza procedura di affidamento. Si vedrà.

3. IL TEATRO E LA SUA IDENTITÀ. Assunta piena cognizione del “bidone” destro-leghista rifilato alla città di un “CEM” che non ha nulla che lo possa anche solo avvicinare a un Centro Eventi, il Comune ha reiteratamente dichiarato l’ambizione di farne un “polo di eccellenza” culturale (teatro, danza, musica, balletto, concerti…) a livello regionale, se non addirittura interregionale/internazionale. Tenuto conto che la capienza massima dell’unico spazio fruibile è di poco superiore ai 500 posti, riesce difficilissimo immaginare entrate da biglietti e abbonamenti in grado di sostenere economicamente l’ambizione all’eccellenza. E infatti l’idea di teatro concepita dal Centrosinistra tra il 2003 e il 2009 e incarnatisi nel progetto di piazza F.lli Bandiera era radicalmente diversa. Essa intendeva realizzare una struttura finalmente adeguata alle esigenze della città e del suo hinterland: niente megalomanie da Centri Eventi, niente ambizioni per eccellenze fuori della misura della nostra realtà, ma un teatro di dimensioni appropriate (il Vip contava circa 600 posti) e finalmente attrezzato (camerini, servizi, palcoscenico, buca, cinematografia…), affiancato da una sala più ridotta per eventi “di nicchia”, amatoriali e scolastici. Un teatro pensato e voluto innanzitutto per dare risposta ai bisogni delle numerose realtà associative cittadine e poi per favorire l’arricchimento dell’offerta culturale.

4. UN AVVIO COMPLICATO. La stagione estiva del Maggiore appena conclusa e quella invernale annunciata disegnano uno scenario diverso, che non è (né poteva o potrà realisticamente essere, per le ragioni espresse più sopra) di eccellenza e non è a misura delle realtà associative culturali presenti da molti anni in città. Confezionate da una direzione artistica e organizzativa piovuta improvvisamente e inaspettatamente sulla città e che non è riuscita nei mesi scorsi a costruire un percorso condiviso con le associazioni del territorio, le stagioni esprimono un’offerta di livello complessivamente accettabile (la risposta dei cittadini per il 2016-2017 è però in chiaroscuro: dopo un paio di settimane la stagione “comico d’autore” ha 180 abbonamenti, la stagione di prosa 195, la stagione di musica 49 e quella di danza 45) , ma sembrano relegare in una posizione defilata e marginale le realtà culturali cittadine. La rassegna teatrale di prosa “Lampi sul Loggione” dopo trent’anni di ininterrotta e meritoria presenza è stata sostituita da quella di diretta emanazione comunale; per questa ragione restano un’incognita le rappresentazioni teatrali riservate alle scuole, che dal 1984 ad oggi hanno assicurato annualmente la partecipazione di oltre 4.000 studenti dalle Materne alle Superiori. L’altrettanto storica rassegna di cineforum “Metti una sera al cinema“, articolata in 30 proiezione tra ottobre ed aprile, proporrà solo 10 appuntamenti al Maggiore a causa degli elevati costi (circa 450 € a sera) e continuerà ad utilizzare la sala del Chiostro. Siamo in effetti molto lontani dalle indicazioni elaborate dal Circolo PD di Verbania tra aprile e maggio nell’articolato documento “Ipotesi e proposte per il Maggiore“, nel quale si individuavano le espressioni più significative del tessuto associativo cittadino come gli interlocutori naturali e privilegiati per la costruzione dell’offerta culturale del nuovo teatro. Documento che non sembra abbia ricevuto particolare attenzione da parte dell’Amministrazione, se è vero che proprio in un comunicato-stampa di queste ore sulla vicenda dei “Lampi” il Comune afferma testualmente che “l’apertura del Teatro richiede un ripensamento totale delle politiche culturali cittadine e della programmazione”: sarebbe interessante sapere quando, dove e ad opera di chi è in corso questo “ripensamento totale” delle politiche culturali cittadine, che pure si sono affermate, consolidate e continuamente rinnovate negli ultimi 35 anni attraverso un intenso e appassionato lavoro collettivo di associazioni, operatori culturali e amministratori locali.

5. IL NODO DELLE RISORSE. Last but not least, la questione delle risorse economiche necessarie per il mantenimento dell’ex CEM. In attesa di avere almeno i primi elementi per una valutazione dell’ipotesi “Fondazione” e di verificare la corrispondenza tra le somme stanziate quest’anno a preventivo e quelle che risulteranno con l’assestamento finale di Bilancio, resta pienamente attuale il nodo della quantificazione e del reperimento dei fondi sull’Esercizio 2017. Il Bilancio di previsione 2016 ha conteggiato spese per 800.000 € in parte corrente (servizi, consulenze, cachet degli artisti, utenze, compensi e stipendi…) e per 218.000 € in parte investimenti. Le Entrate sono state previste in € 340.000 (ma i 60.000 € dell’affitto del ristorante e i 25.000 € dei biglietti del cineforum estivo non sono stati incassati, mentre i 130.000 € di sponsor e i 15.000 € per l’affitto delle sale andranno accertati in corso d’anno). La differenza è stata coperta con l’utilizzo dell’Avanzo di Amministrazione 2015 per circa 900.000 €. Una cifra assai rilevante e prelevata da una fonte di entrata (l’avanzo di amministrazione) che non è certa e non può essere utilizzata per finanziare spese correnti di carattere continuativo come appunto quelle per la gestione del Maggiore. Si tratta dunque di prevedere, a partire dal Bilancio 2017, il reperimento di molte centinaia di migliaia di euro di risorse fisse e ricorrenti per colmare l’imponente sbilancio della gestione del Maggiore, che nessuno aveva indicato nel Piano di Realizzazione e Gestione dell’opera approvato nel 2011.

Sono solo cinque punti. Ma non sono trascurabili. E forse sarebbe il caso di trovare luoghi, modalità e occasioni per poterli affrontare, prima che il quadro si complichi tanto da rendere i problemi irrisolvibili.
Leggi QUI il post completo