La lapide del battello "Genova"

Riceviamo e pubblichiamo una nota riguardante l’annosa questione della posa di una lapide o cippo a ricordo dei 34 civili morti sul battello “Genova” il 25 settembre 1944, a firma di Adriano Rebecchi Martinelli, Responsabile Provinciale della Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della RSI.

  
a-
+
Una delle caratteristiche delle cittadine che si affacciano sul Lago Maggiore, specie quelle della sponda piemontese, è che vi sono molti monumenti, cippi, targhe, che ricordano le tragiche vicende della Guerra civile, vicende alle quali sono intitolate anche molte strade e piazze.

Ovviamente il ricordo è esclusivamente per i morti e caduti per mano dei cosiddetti “nazifascisti”, mentre restano esclusi quelli che sono morti o caduti perché combattevano dalla cosiddetta “parte sbagliata” e, anche se noi non condividiamo questa discriminazione, la possiamo capire visto che sono i vincitori ad avere sempre ragione.
Ma i civili perché discriminarli?

Si dà infatti il caso che sul Lago Maggiore, come del resto in molte parti d’Italia, vi siano stati anche numerosi morti civili che non c’entravano niente con la parte “giusta” o “sbagliata”, morti che non meritano di essere confinati nell’oblio solo perché non sono caduti per mano dei “nazifascisti”.

Nello specifico ci riferiamo a coloro che sono morti il 25 settembre 1944 sul battello “Genova”, carico SOLO DI CIVILI, mitragliato, incendiato e affondato da aerei angloamericani davanti al pontile di Baveno (provincia del Verbano-Cusio-Ossola).

In quell’attacco, che non aveva nessuna valenza militare e strategica, morirono 31 civili più 3 dipendenti della Navigazione Laghi.

Quando si parla di morti non è mai bello rifarsi alla legge dei numeri, ma i partigiani ed ebrei uccisi a Baveno e ricordati da monumenti, cippi, lapidi, sono complessivamente inferiori come numero ai 34 civili morti nell’attacco ingiustificato al battello “Genova”.

Da anni l’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della RSI, unica nell’omertà generale ad essersi interessata della tragica vicenda, sta chiedendo con insistenza la posa di una lapide, targa o cippo, a ricordo dei morti del battello “Genova”.

Nel 2009 fu inviata una richiesta di interessamento persino all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la cui Segreteria Generale rispose che la richiesta di un “segno” a ricordo di quei morti “dimenticati” era LEGITTIMA ma che la competenza era dei due Enti locali interessati : Comune di Baveno e Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.

Questi ultimi, senza spiegazioni o comunicazioni ufficiali, hanno espresso PARERE NEGATIVO e da allora malgrado la nostra richiesta venga ripresentata annualmente continuano ad ignorarla, non degnandosi nemmeno di rispondere alle rituali lettere raccomandate.

Evidentemente tutte le belle parole come pacificazione, memoria condivisa, rispetto dei morti, enfaticamente ripetute nelle tante commemorazioni ufficiali indette dal Comune di Baveno e dalla Provincia del Verbano-Cusio-Ossola per il ricordo dei morti di quel tragico periodo della Guerra Civile, sono solo dichiarazioni di facciata dietro alle quali si celano la faziosità politica, la volontà discriminatoria e il disinteresse istituzionale.

Questo è quanto accade tuttora sulla sponda piemontese del Lago Maggiore.

Adriano Rebecchi Martinelli
Responsabile Provinciale della
Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della RSI
Leggi QUI il post completo