IL PUNTO di Marco Zacchera n.469

L'ex sindaco di Verbania propone i seguenti temi di approfondinento: addio VCO, Riflessione su Verbania e Invito ad Omegna

  
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Ho assistito in TV al dibattito tra i 3 concorrenti alla segreteria del PD. Al di là di essere giovani e che si presentano bene nessuno di loro mi ha entusiasmato, le cose che hanno detto le pensano un po’ tutti ma sono anche state per lunghi passaggi la fiera dell’ovvio. Anche per questo credo che il centro-destra debba crescere alla svelta proponendo altre figure nel post-Berlusconi che in settimana ha concluso in modo scontato la propria avventura parlamentare in modo dimesso e certo senza gloria. La politica è lo specchio di un’Italia depressa, stanca, scettica, ma che comunque è il nostro Paese nel quale tutti dobbiamo ritrovarci e per il quale tutti siamo chiamati a dare una mano, a prescindere da una classe politica mediocre: come farlo è una riflessione che ci coinvolge comunque, nessuno escluso.

ADDIO VCO
Comunque finirà, l’impossibilità di varare un bilancio e quindi il probabile commissariamento dell’Ente è di fatto l’addio alla Provincia del Verbano Cusio Ossola che con tanti altri avevo contribuito a far nascere negli anni ’90 tra tante speranze. Una grande sconfitta del nostro territorio che – a parte le assurde scelte statali – ha dimostrato però di guardare di più alle proprie divisioni che non nel sapere e volere crescere insieme. Una volta di più vince la ristrettezza mentale, la mancanza di coraggio, la lungimiranza nel vedere una prospettiva di potenziale autonomia positiva. Per questo è una sconfitta di tutti, una grande e storica occasione sprecata.

UNA RIFLESSIONE SU VERBANIA
Mancano sette mesi alle prossime elezioni amministrative di Verbania e credo sia ora di fare una serena riflessione sulla situazione soprattutto cercando di guardarla in prospettiva.
Il quadro attuale
Vede a sinistra delinearsi tre forze: quella grillina, il dott. Carlo Bava che ha scelto di riunirsi strettamente a Rifondazione, Comunisti Italiani e Italia dei Valori (oltre al nucleo centrale di ex “Cittadini Con voi”) che non si sa se parteciperà o meno alle primarie del PD, il PD stesso che invece segue questa strada e ad oggi presenta due candidati dichiarati: Silvia Marchionini e Diego Brignoli.
Nel centro destra l’autocandidatura dell’ex assessore Marco Parachini sostenuta da un gruppo di ex assessori e consiglieri comunali. Da definirsi ancora uno schieramento “centrale” identificabile anche in movimenti e gruppi civici, oltre alla Lega Nord che comunque non sosterrà Parachini. Sembra che nel centro-destra non ci saranno “primarie” e questo lo considero un grave errore, ma avremo modo di riparlarne.
La logica degli schieramenti
Intanto è giunto il tempo di riprendere il filo e cercare di ricordare alcuni motivi per i quali mi sono dimesso da sindaco in una situazione che era diventata davvero pesante. Lettere anonime, tensioni in giunta dove era difficile tenere i rapporti proprio con lo stesso Parachini e con chi oggi lo sostiene e soprattutto perché non si volevano varare altre scelte difficili - ma per me necessarie - a livello di razionalizzazione di giunta e di consiglio.
Sorvolando volutamente su ogni polemica mi sono dimesso soprattutto perché – come dichiarai - dopo 4 anni da sindaco, credevo e credo in un altro modo di vivere l’amministrazione della nostra città.
Credo che sia finito infatti il tempo degli “schieramenti”. Non la pensavo così ancora pochi anni fa: la mia nomina, primo sindaco di centro-destra dopo 63 anni, era stata sicuramente “di schieramento” con una forte rottura verso il passato ma oggi credo – se guardo al futuro – che questo approccio non sia più credibile e soprattutto non sia positivo per la città.
Non si tratta di un superficiale “vogliamoci tutti bene” ma nasce da un ragionamento ben più profondo di cui ho man mano preso coscienza proprio facendo il sindaco in una situazione che è diventata molto diversa – in ogni comune – rispetto a realtà anche recenti.
Un po’ di storia
Non tutti hanno compreso questa realtà e d’altronde gli attriti in giunta si sono inaspriti proprio quando ho cercato di essere “super partes” e per esempio confermato il sostegno comunale a quegli eventi vicini alla “sinistra” (es. Cineforum, Letteraltura), che qualcuno della mia maggioranza – in una comprensibile logica, appunto, “di schieramento” - auspicava venissero meno per mettere in difficoltà quelle realtà che erano più che altro espressione dell’opposizione.
E ancora di più quando ho avvallato certe scelte artistiche all’interno di TE.CU-Teatrocultura con ospiti anche vicini alla “sinistra” che io leggevo piuttosto come elementi di una visione strategica per far confluire nel CEM le realtà culturali già presenti sul territorio che si integrassero con i grandi eventi realizzati in questi anni. In questa ottica va letta la contestazione di una parte della giunta al bando Cariplo CULTURIAMO che poteva finanziare una rete culturale attorno al CEM e che non tutti hanno digerito e compreso, forse perché condizionati da personalismi, invidie e gelosie.
Ho privilegiato le competenze alle scelte di parte come per il Consorzio Socio Sanitario: Diego Brignoli (oggi candidato alle primarie PD) lavorava gratuitamente e bene alla sua presidenza e con me ha potuto continuare a farlo fino all’ultimo giorno del suo mandato tanto che - nonostante certe pressioni - non l’ho mai sostituito, proponendo poi al suo posto un’altra persona eccellente come Franco Diazzi soprattutto perché era ed è un bravo manager.
Altre scelte, che io dico con orgoglio non essere state di “sinistra” ma piuttosto di “destra sociale”, sono state invece minimizzate come quella di cambiare gli scaglioni delle addizionali IRPEF, la politica degli sconti IMU, la scelta di ridurla sulle case affittate o coperte da mutuo, i bonus per le famiglie, i criteri per l’assegnazione delle case popolari ecc. insieme a molte, concrete opere pubbliche già terminate o che si stanno portando a termine. Cose che un centro-destra intelligente avrebbe “venduto” bene all’esterno, ma la nostra comunicazione era senz’anima, fatta solo di comunicati asettici e autocelebrativi, eppure quando ho chiesto di cambiarne la linea mi è stato imposto il “no” proprio da chi dissentiva in giunta, non dimentichiamocelo.
Così anziché per le cose positive la nostra maggioranza andava regolarmente sui giornali per le liti in consiglio, le iniziative folkloristiche di certi consiglieri, le nostre divisioni sapientemente enfatizzate da alcuni ex amministratori che pur erano stati sonoramente battuti alle elezioni.
Manca una cultura di governo
Mi andava sempre più stretta la drammatica mancanza complessiva nel centro-destra di una “cultura di governo” (basta vedere anche gli ultimi fatti accaduti in Provincia) e che sembrava non capire questo aspetto. E la sinistra? Spesso preconcetta ed ottusa, del “sempre e comunque contro”, che ha ed ha avuto la sua cristallizzazione in certi blog e non è stata capace di capire (o non ha voluto ammettere) che a Palazzo di Città ci stava un sindaco man mano diverso rispetto al giorno della sua nomina proprio perché le esperienze e le circostanze fanno maturare.
Quante volte non si è potuto neppure cominciare a spiegare il perché di qualche scelta strategica: iniziava subito la grandinata dei “no” preconcetti e delle polemiche!
Quando a marzo, aprendo il rimpasto, ho proposto alla sinistra “costruiamo qualcosa insieme” mi è stato subito risposto di no con arroganza sciocca e con preconcetto, quasi con sdegno.
Peccato, perché potevano essere questi mesi utili per “annusarsi” a vicenda e per cercare di costruire a Verbania un progetto politico più composito ed innovatore, anticipando nei fatti quello che in qualche modo sta forzatamente avvenendo anche a livello centrale.
Scelte condivise
Con le mie dimissioni ho cercato di far capire che bisognava avere tutti il coraggio di raffreddare le polemiche contingenti, perché il futuro della città (di TUTTE le città) impone ormai scelte condivise.
Ne ho conferma leggendo i primi programmi dei candidati: dove sono le sostanziali differenze? Se ci sono interessi nascosti è un’altra cosa (per esempio: che cosa si vuole fare nella piana di Fondotoce? Trasparenza e dibattito su questo sono necessari) ma non può essere la pedonalizzazione di una piazza (iniziativa che tra l’altro approvo, ma poi è concretamente difficile realizzare) una decisione da spaccatura politica, semmai è una diversa visione amministrativa.
Guardiamo con obiettività alla realtà: il 99% del bilancio comunale è bloccato, le assunzioni pure, i vincoli di bilancio estremi: dov’è la trippa da contendere?
Ci sarebbe piuttosto da discutere concretamente su come organizzare meglio i servizi sociali nell’ottica di una sostanziale emergenza e di tagli obbligati, verificare se sia possibile ridurre la struttura amministrativa, quali servizi si possano eventualmente consorziare meglio o esternalizzare insieme ai comuni vicini. Serve la concretezza per prendere decisioni non facili, per scelte tecniche, amministrative e gestionali non per “politiche di schieramento”.
Ancora la questione CEM?!
E’ ancora dirimente la trita e ritrita questione del CEM? Io credo che – applicando le norme del PISU, spesso volutamente dimenticate – quella sia stata una scelta strategica giusta e tra 20 anni tutti la penseranno così, me ne assumo personalmente e politicamente ogni responsabilità per l’oggi e per il domani.
Ciò posto, ora che però il CEM è in costruzione va finito alla svelta e bene, mentre si deve aprire al più presto il capitolo su come gestirlo al meglio (e le idee non mi mancano) ma – come giustamente hanno detto entrambi i candidati alle primarie del PD – “il dado è tratto, basta polemiche passate, vediamo di trasformarlo in una risorsa!”. Questo è realismo politico intelligente ed è doveroso che tutti si muovano su questa linea offrendo proposte di gestione.
Per questo mi ha lasciato perplesso il candidato dott. Bava che – stando alle cronache - evidentemente non ha ancora letto il bando PISU se ipotizza ancora una volta cose non proponibili proprio alla luce di quel bando, ma è qui fuori luogo ogni ulteriore polemica.
Il futuro
Comunque, tolto il CEM, mi si vuol dire quali siano i nodi del contendere?
Se – come credo – non ce ne sono di sostanziali, la scelta che la città deve fare non è più allora quella dello “schieramento” ma di identificare la miglior persona possibile che possa interpretare una diffusa necessità di convergenza, unità cittadina, solidarietà, in un necessario mix di esperienza, novità e ragionevolezza.
Mi irritarono i “5 Stelle” quando offrii loro ogni collaborazione in comune - anche se non erano presenti in Consiglio - perché potessero documentarsi al meglio e con arroganza mi risposero “Non ne abbiamo bisogno, abbiamo le nostre fonti!” aggiungendo che tanto tutta la vecchia politica sarebbe stata (da loro) cancellata.
La “vecchia politica” avrà fatto tanti sbagli, ma intanto Verbania è al top come qualità della vita rispetto a tante altre realtà italiane, con i conti in ordine e servizi relativamente buoni.
Mi immagino spesso un candidato 5Stelle - diventato ipoteticamente sindaco - con fuori dalla porta dell’ufficio (la mia è restata sempre aperta, ogni giorno, per 4 anni) la quotidiana umanità dolente che è la realtà concreta di ogni giorno vissuto a Palazzo di Città: altro che slogan visto che servono piuttosto soluzioni rapide per chi è senza alloggio, senza lavoro, con il figlio drogato in casa o semplicemente disperato. Serve insomma un sindaco “umano”, disponibile e non chiuso in sé stesso od arrogante.
Mettere stretti paletti “politici” in queste cose è superato ed assurdo, fuori dalla realtà.
Ecco perché io chiedo ad ogni possibile candidato a sindaco: “Ragionate insieme, valutate ciò che unisce e non divide, vedete se riuscite a mettervi d’accordo così che - se non prima almeno dopo le elezioni - vincitori e vinti collaborino comunque insieme e non usino più preconcetti e divisioni. E’ un delitto dire che in giunta si dovrebbe riuscire a far coesistere opinioni politiche diverse?
Un sogno
Sarebbe stupendo un’intesa generale per avere un candidato già eletto al primo turno: liste diverse e di diversa estrazione politica potrebbero appoggiarlo in una gestione il più possibile condivisa e comune della città.
Credetemi, serve proprio questo perché l’emergenza è vera e non è di facciata. Non c’è più tempo né ci sono più margini per dividersi perché bisogna fare scelte difficili, strategiche, quelle che sono immediatamente criticate tanto sono facilmente criticabili, ma sono e saranno di necessità. Per attuarle occorre un largo appoggio politico perché l’opinione pubblica capisca e sia portata a capirle, è troppo facile dar corda a chi fa demagogia senza confrontarsi con la realtà quotidiana.
Per questo conta anche il carattere, la predisposizione, la semplicità, la sobrietà, il tratto di un sindaco (o una sindaco!) e non la logica dell’ esclusione, tanto meno quella della rivalsa.
Chi scrive per decenni ha duramente polemizzato in consiglio comunale e sulla protesta ha costruito la propria visibilità personale, ma oggi onestà è il sostenere con forza che non è più quella stagione, che ciascuno deve saper fare un piccolo passo indietro per il bene collettivo ed io con le mie dimissioni – che pur mi sono costate tantissimo a livello personale, credetemi – ho voluto (e vorrei) dare una mano a costruire una Verbania più unita, più vicina alla gente, più solidale, più comunità.
Il mio sogno sarebbe di essere almeno seguito in questo ragionamento, anche se davvero non mi illudo di essere compreso…
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