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Documento su minidroelettrico

17 Enti e Comitati diffondono un documento con considerazioni relative alla nota di Federidroelettrica diffusa di recente in occasione del nuovo DECRETO FER sugli incentivi.

Verbania
Documento su minidroelettrico
Relativamente al comunicato di FederIdroelettrica divulgato a mezzo stampa nelle scorse settimane, i Comitati e le Associazioni che trasmettono la seguente nota desiderano esprimere alcune considerazioni derivate dal forte interesse per la tutela dei nostri corsi d’acqua e dall’intenso impegno prodigato fino ad oggi per contrastare il fenomeno del mini-idroelettrico, che si sta rivelando fuori controllo con la conseguente enorme penalizzazione di fiumi, torrenti e corsi d’acqua anche di modestissima portata.

Nell'ultimo decennio si è scatenata una vera "corsa alla centralina” e non c’è corso d’acqua che venga risparmiato. Addirittura abbiamo esempi di pressioni assurde come sul Toce, nel territorio di Crevoladossola, dove, in un tratto lungo poco più di un chilometro sono ipotizzati ben tre impianti (https://www.lastampa.it/2018/02/10/verbania/nuove-centraline-nasce-il-comitato-pro-toce-i-cittadini-vogliono-chiarezza-NE6GGd7tUvHZc4o1SypHBJ/pagina.html) e sul San Giovanni, nel comune di Verbania, interessato dai progetti di due impianti in un tratto inferiore al chilometro.

Nel Verbano Cusio Ossola risultano attive 189 concessioni idroelettriche di piccole derivazioni, con una potenza di circa 80 MW, e oltre 73 nuove pratiche sono in istruttoria (dati 2017).

Non c’è corso d’acqua, ormai, che non venga preso di mira in virtù del fatto che la produzione di energia rinnovabile viene incentivata e i produttori ricevono un bel po’ di quattrini dallo Stato, e quindi da noi tutti contribuenti.

Con questi presupposti, si è costruito un business incredibile su tutto l’arco alpino e non solo, per cui, a fronte di una modestissima produzione di energia, si prospettano lauti guadagni per i privati, ma danni ambientali, paesaggistici ed ecologici enormi sui nostri fiumi che rappresentano un patrimonio naturale dell’intera collettività.

In risposta alla mobilitazione di molte comunità locali, enti istituzionali, comitati e associazioni impegnati a livello locale e nazionale nella tutela dei corsi d’acqua, il Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente ha prodotto un nuovo Decreto FER che non prevede più incentivi agli impianti idroelettrici sui corsi d’acqua naturali, riservandoli solo a impianti su acqua già utilizzata o sulle briglie esistenti.

Il Decreto è attualmente al vaglio della Comissione Europea presso la quale è aperta dal 2014 una procedura di pre-infrazione nei confronti dell’Italia per mancato rispetto della Direttiva Acque, proprio nelle procedure autorizzative degli impianti idroelettrici.

Come prevedibile i produttori di FederIdroelettrica si dicono preoccupati per la mancata incentivazione di ulteriori nuovi impianti, mentre noi contiamo fortemente che il decreto entri presto in vigore così come proposto, in quanto unica soluzione possibile a una situazione oramai fuori controllo, Quando FederIdroelettrica ritiene le proteste ingiustificate perché ”è assolutamente possibile realizzare un impianto idroelettrico nel rispetto di tutte le componenti ambientali “, enuncia un’affermazione che non necessariamente trova riscontro nella realtà.

In primo luogo perché gli enti scientifici che esprimono pareri tramite analisi puntuali sugli impianti sono concordi nel confermare gravi danni agli ecosistemi fluviali. Lo stesso politecnico di Milano si sta occupando del rapporto tra danni ambientali e sbarramenti sui Fiumi (https://www.corriere.it/buone-notizie/18_giugno_08/fiumi-senza-barriere-togliete-quella-diga-che-non-serve-piu-684b965a-6afc-11e8-9458-812edbd9a164.shtml) I mini-micro impianti idroelettrici, seppur ad acqua fluente, insistono su piccoli corsi d'acqua che non hanno un grande bacino imbrifero ricco di acqua che possa sostenerli, nè hanno affluenti che possano mitigare l'impatto creato da un mini-micro impianto. Per quanto tale impatto sia calcolabile come "piccolo", in realtà le caratteristiche idromorfologiche, di habitat ed ecologiche vengono impattate moltissimo, in percentuale maggiore di quanto non avvenga per un corso d'acqua di medie-grandi
dimensioni. Se a tale impatto si aggiungono anche i cambiamenti climatici in atto, caratterizzati da lunghi periodi siccitosi e da eventi estremi di pioggia che non aiutano comunque a ripristinare un corretto deflusso idrologico, ecco che la qualità ecologica di un piccolo corso d'acqua e i servizi ecosistemici che potrebbe fornire risultano compromessi se non annullati. Inoltre, la reale disponibilità di acqua per un mini-micro impianto è spesso così scarsa da rendere improduttivo tale impianto, vantaggioso di fatto solo per la presenza degli incentivi.

In secondo luogo perché la realtà oggettiva e i dati di cronaca degli ultimi anni ci mettono di fronte a un panorama di situazioni insostenibili dovute a cantieri irregolari, impianti lasciati in sospeso, tonnellate di detriti di scavo scaricati abusivamente, squarci paesaggistici, sospensione di lavori per abusi, difformità dei lavori rispetto ai progetti presentati e via di seguito (vedi esempi citati sotto). Per non citare il delicato problema del Deflusso Minimo Vitale e della sua gestione: nelle proposte progettuali e nelle dichiarazioni dei produttori si enunciano rispetto scrupoloso dei rilasci attraverso tecniche di autocontrollo; purtroppo l’esperienza sul campo non corrisponde alle ipotetiche rassicurazioni, in quanto gli organismi di controllo hanno nel tempo registrato numerose situazioni di irregolarità, hanno comminato sanzioni in merito, addirittura registrano casi in cui gli sbocchi del DMV sono materialmente interrotti, con pesanti conseguenze sulla salute dei fiumi e della fauna ittica. Il caso più recente lo abbiamo avuto nel dicembre scorso sul rio Gabbiane (Verbania) dove sono stati effettuati interventi di recupero dei pesci rimasti all’asciutto.

Ci chiediamo se siano questi i riscontri “dell’idroelettrico fiore all’occhiello dell’ingegneria italiana”. Purtroppo, come in ogni altro settore dove c’è di mezzo il denaro, si scatenano gli appetiti lucrosi che superano le sensibilità ambientali e chi ne fa le spese è, in troppi casi e ancora una volta, il nostro ambiente con le sue preziose risorse. Non siamo contrari all’energia rinnovabile, ci mancherebbe, ma la situazione attuale è degenerata e non è possibile per opportunismi economici continuare ad aggredire un bene di cui anche le generazioni future dovranno beneficiare, a fronte di una produzione energetica rinnovabile davvero irrisoria. Siamo consapevoli che l’aspetto occupazionale assuma un’importanza rilevante, ma esso deve essere frutto di una consapevolezza da parte delle Istituzioni che miri ad affrontare tale tema in senso complessivo e a lungo termine e che tenga saldo il concetto di rispetto ambientale attraverso progetti di sviluppo idonei al territorio (nel nostro territorio il versante economico di maggior sviluppo può
essere il turismo attraverso numerose proposte eco-sostenibili). Il parametro con cui valutare il riferimento ai paventati allarmismi di tipo occupazionale deve essere comparato con le spese che l’ambiente deve sopportare e di conseguenza anche la collettività.

Su tali presupposti esprimiamo la nostra convinzione che in campo energetico si debba intervenire sulla forte dispersione tuttora in essere negli impianti di trasmissione, si debba incentivare l’energia solare e termica, ma soprattutto si debbano modernizzare le medie e grandi centrali che a tutt’oggi risultano essere sfruttate molto meno del loro potenziale.

Ricordiamo che il territorio del VCo, in termini di produzione di energia idroelettrica rinnovabile, è già ai vertici delle classifiche!


QUI IL DOCUMENTO COMPLETO



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