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Interconnector tour del 29 gennaio

Domenica 29 gennaio 2017 si è svolta con un successo la giornata informativa INTERCONNECTOR TOUR, organizzata da Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA sulle aree dei territori di Vogogna e Piedimulera, destinatarie della possibile localizzazione della grande stazione di conversione elettrica del progetto TERNA “Interconnector Svizzera-Italia 380 kV”. Di seguito la nota del Comitato.

Vogogna
Interconnector tour del 29 gennaio
Relazione giornata INTERCONNECTOR TOUR del 29 gennaio 2017

Sono state oltre un centinaio le persone intervenute nella bellissima giornata di sole, cittadini ossolani ma anche gente del milanese e del varesotto, alcuni abituali frequentatori della Valle.

Erano presenti in particolare una folta rappresentanza del comitato “NO ECO-MOSTRO Settimo” di Settimo Milanese, dove dovrebbe essere costruita la seconda stazione di conversione elettrica; ITALIA NOSTRA Milano Nord-Ovest, MOUNTAIN WILDERNESS Italia, e molti attivisti e simpatizzanti di Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA, nonchè cittadini interessati agli argomenti trattati direttamente sul posto. E questa è stata la novità e la forza di questa visita territoriale. Filippo Pirazzi ha fatto gli onori di casa e ha condotto la visita guidata.

Per la parte relativa alle amministrazioni locali coinvolte nel progetto hanno seguito il tour completo il Sindaco di Baceno, nonchè Presidente della Provincia VCO Stefano Costa, il Sindaco di Piedimulera Alessandro Lana con tutta la giunta comunale, il Sindaco di Pallanzeno Gianpaolo Blardone, per il Comune di Domodossola le Consigliere Monica Corsini e Milena Ragazzini del Movimento 5 Stelle.

Il gruppo si è mosso a piedi lungo la strada provinciale 166 con bandiere e striscioni, inoltrandosi nell'area industriale ex SAIA o “Masone” nel territorio del comune di Vogogna, formando un lungo serpentone di donne e uomini di ogni età.
Giunto nei prati dove potrebbe sorgere la stazione di conversione elettrica (ricordiamolo, grande come oltre 11 campi di calcio e con capannoni alti fino a 20 metri) i partecipanti alla manifestazione hanno preso atto visivo diretto dell'impatto reale che la nuova costruzione potrebbe avere.

La zona è sì un'area già degradata, come abbiamo sentito dire in diverse occasioni di dibattimento tecnico e politico, occupata in parte da alcuni capannoni vuoti e da depositi di materiali inerti, ma ciò non significa che si debba ulteriormente cancellare sotto altro cemento e sotto altre brutte strutture prefabbricate gli ultimi prati rimasti.

Si è subito avviato un dibattito all'aperto tra i presenti, con interventi di amministratori e di cittadini.
Rangoni Giovanni, presidente della sez. Italia Nostra Milano Nord-Ovest, ha ricordato che la loro associazione si è occupata del progetto sin dal giorno della sua presentazione al Ministero, al quale hanno inoltrato una cinquantina di domande pertinenti, ma per le quali non hanno mai ricevuto risposta. Alcune di queste erano riferite all'utilità dell'opera, dubbio peraltro mai chiarito.

Massimo Di Bari ha ricordato che esiste già un'alternativa a Interconnector Svizzera-Italia 380kV, per collegare in altissima tensione la rete elettrica elvetica a quella italiana. Si chiama Greenconnector ed è un'opera già autorizzata dal MISE (Ministero Sviluppo Economico) nel agosto 2014. Permetterà di importare ed esportare oltre il confine 1000 MW a 400 kV con una linea ultramoderna HVDC, completamente interrata, cioè senza fili e tralicci aerei. Un vecchio oleodotto dismesso ospiterà i cavi elettrici da Thusis/Sils nel Canton Grigioni fino a Verderio in Lombardia. Una parte della linea sarà affondata nel Lago di Como e le stazioni di conversione AC/DC saranno equamente condivise dalle due nazioni (una in Svizzera e una in Italia), non come per Interconnector dove le centrali sono entrambe a carico del territorio italiano, piemontese e lombardo.

Anche il Presidente della Provincia Stefano Costa ha preso la parola: "Io credo che il territorio debba compattarsi per raggiungere il miglior risultato possibile. Le istituzioni e cittadini insieme, proprio ora che il progetto dovrà affrontare la fase autorizzativa, dovranno essere compatti. Credo si debba partire obbligatoriamente dalla rimozione di tutte le linee vicine alle case ed al loro riposizionamento in aree marginali o in interramento se, come sembra, questa sia una compensazione obbligatoria già prevista al netto del nuovo interconnector Italia - Svizzera. Lo si deve ai territori dei comuni di Formazza, Premia, Crodo, Crevoladossola,

Montecrestese, Domodossola, Villadossola, Piedimulera, Pallanzeno e Vogogna. Dopodiché si potrà ragionare sulla nuova opera solo se, a mio parere, saranno garantite le stesse tipologie di realizzazione IN GALLERIA come sta avvenendo per l'Interconnector Italia-Francia, per l'attraversamento delle aree più sensibili dal punto di vista ambientale. Quindi si potrà ragionare anche sul posizionamento della cabina di trasformazione anche se francamente, dal sopralluogo di oggi, la zona più rovinata di Vogogna mi pare la "meno sensibile" a nuovi insediamenti industriali. Infine ribadisco la disponibilità a coordinare le amministrazioni, se lo riterrà utile, ampliando il confronto anche alle province di Novara, Varese ed alla Città Mertopolitana di Milano interessate dalla tratta successiva a quella ossolana prima e del lago poi."

Fabio Iacopino partecipa alla discussione per rimarcare l'importanza di un maggiore coinvolgimento del territorio, corretto dal punto di vista democratico. Nessun Sindaco eletto ha mai ricevuto un mandato esplicito per decidere su questi progetti di grandi opere e quindi i cittadini devono essere coinvolti direttamente mediante confronto pubblico e un'adeguata informazione. E' grave che i cittadini siano informati dai comitati e non dalle istituzioni preposte. Addirittura simili importanti decisioni dovrebbero essere sottoposte allo strumento referendario, contemplato dagli Statuti comunali. Non deve stupire che l'elettorato sia sempre meno partecipe alla vita politica del proprio paese, quando le decisioni di un certo rilievo vengono “calate” dall'alto.

La rappresentante del Comitato NO ECO-MOSTRO Settimo Laura Vicariotto è intervenuta per evidenziare che la seconda stazione di conversione elettrica, progettata alla periferia di Milano, sarà costruita all'interno di un nucleo urbano di 20.000 abitanti con un impatto visivo e un rischio per la salute pubblica di ben diverso peso rispetto all'area in cui si trovavano a manifestare oggi.

Inoltre la stazione di Settimo andrà a occupare un'area agricola, coltivata a mais e riso, facente parte del Parco Agricolo Sud Milano, che ha lo scopo di tutelare e di preservare la campagna agraria ancora presente attorno alla metropoli lombarda, polmone verde per la città e parte produttiva di immensa importanza economica e sociale.

Fabrizio Clemente ha rammentato a tutti i presenti che negli anni '90 ENEL, che allora svolgeva le funzioni di gestione della rete elettrica nazionale, aveva presentato un progetto analogo per la realizzazione di un super-elettrodotto a 380kV che dal Passo San Giacomo avrebbe raggiunto Turbigo e quindi Milano. Dopo alcuni anni di accese contestazioni la Regione Piemonte emetteva una delibera nella quale si metteva in discussione non solo i contenuti degli elaborati progettuali, ma anche l'effettiva priorità della linea, nell'ambito delle interconnessioni del Nord Italia con i paesi confinanti. Il progetto cadde nel dimenticatoio, e a vent'anni di distanza sembra che venga oggi ripreso tal quale da Terna con un nuovo nome. E' grave che negli elaborati di Terna non venga fatta menzione di questo precedente deliberato dalla Regione Piemonte.

Altri interventi hanno riguardato le problematiche associate allo spostamento del metanodotto della SNAM che corre in mezzo a quei terreni e la necessità di opere di difesa spondale del fiume Toce per le quali non è chiaro se esista già un progetto finanziato. I manifestanti si sono poi spostati sui prati di Piedimulera, a lato della zona industriale detta della “Cartiera” già vincolati in precedenza dal comune per l'ospedale unico del VCO.

Gli spazi prativi qui risultano ampi e molto estesi, ancora coltivati a fieno. Il colpo d’occhio è eccezionale e la percezione della bellezza del paesaggio circostante è immediata. Così come tempestivamente si arriva a comprendere il danno all’ambiente che l’opera comporterà, se dovesse essere realizzata in questo sito.

Sonia Vella ha richiamato l'attenzione sul suolo. Esso è lo strato superiore della crosta terrestre, quello che svolge funzioni importantissime per la vita sulla terra, il supporto che ha permesso la crescita delle civiltà umane e dal quale dipende la sopravvivenza futura. Il suolo garantisce servizi ecosistemici essenziali, tra i quali l'assorbimento delle piogge, lo stoccaggio del carbonio, la regolazione del clima, l'approvvigionamento di cibo; cresce in media 1 mm ogni 10/20 anni. La piana alluvionale ossolana ha un suolo molto giovane, frutto anche di lavorazioni e concimazioni secolari.

Questi prati, che spariscono a vista d'occhio sotto il cemento, sono importantissimi sia per l'assorbimento delle acque che per la produzione di cibo. La costruzione di una stazione elettrica nei prati coltivati di Piedimulera, come di Pallanzeno o Vogogna, ne determineranno la rovinosa impermeabilizzazione e la distruzione per sempre di quei suoli.
Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA è nato per difendere il Paesaggio e per sostenere la campagna di sensibilizzazione ambientale “Stop al consumo di Suolo”.

Inoltre, la guida che è anche un tecnico forestale diplomato, ha ricordato che ISPRA, l’istituzione nazionale del Ministero dell’Ambiente che cura la ricerca e le metodologie di protezione del territorio e in particolare dei suoli, ogni anno pubblica un dossier aggiornato sullo stato di salute del substrato italiano. Il consumo di suolo in Italia si aggira intorno a valori incredibilmente allarmanti: 4 mq al secondo. A livello nazionale il valore economico associato alla perdita degli habitat naturali raggiunge la cifra annuale di 5,3 milioni di euro persi irrimediabilmente senza poter più essere recuperati per le generazioni future.

Anche il vice sindaco di Piedimulera Gian Mauro Bertoia ha preso la parola per ricordare le vicissitudini in cui il suo comune è stato coinvolto nel progetto a “cose praticamente fatte” solo nel dicembre 2015, sotto le feste natalizie.

L’area in esame è sì vincolata, ma solamente ad uso sanitario e non è previsto dal piano regolatore comunale nessun altro uso. Nemmeno è intenzione dell’Ammistrazione modificare questo vincolo. Ha infine ringraziato gli intervenuti e gli organizzatori, annunciando che nel giro di un mese a Piedimulera verrà proposta una serata informatica sul progetto Interconnector Svizzera-Italia 380 kV.

A conclusione del tour e del dibattito pubblico hanno ancora chiesto la parola altri intervenuti alla manifestazione che alla fine della giornata aveva mantenuto le aspettative promesse: è stata una piacevole azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su temi e in luoghi di grande interesse sociale. E’ stato brevemente accennato al rischio epidemiologico dei campi elettromagnetici generati dalle strutture aeree in altissima tensione (tralicci e cavi elettrici) che non può essere né sottovalutato, né nascosto alla popolazione residente. E’ stato rilevato il mancato intervento delle istituzioni che uniscono i comuni come ANCI per delle decisioni che coinvolgono tutta la Valdossola e non solo un Comune alla volta preso in disparte nelle trattative compensatorie. Se l’opera verrà autorizzata dal MISE nei primi mesi di questo anno, come da più parti è temuto, sarà molto più difficile trattare qualsiasi modifica o opera compensativa.

Per questo, per evitare di ritrovarsi nella situazione dell’Abruzzo, dove Terna a contestato ai proprietari delle terre espropriate senza discussione svariate denunce penali con richiesta danni esorbitanti ed assurde (16 milioni di euro ad una mamma che aveva protestato in modo energico), bisogna mobilitarsi fin da subito per fare ognuno la propria parte.

Tra le prime azioni vi è l’informazione, poi la presa di coscienza e infine una adeguata reazione secondo i termini stabiliti dalle normative e dai regolamenti. Le osservazioni scritte di ogni cittadino possono essere inviate al Ministero che le dovrà prendere in carico e pubblicarle. Per Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA e per le altre sigle e gli altri comitati presenti,

L’OPZIONE ZERO resta la sola strada percorribile, vista l’inutilità dell’opera, fatto del tutto incontestabile e mai seriamente confutato, se non dietro un generico e poco significativo “interesse stategico” che sa più di politica degli slogan e di affari di alta finanza.

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