La tanto pubblicizzata "bufala" della fine del mondo, che secondo gli interpreti dei Maya e probabilmente non per i Maya, doveva cadere ieri 21 dicembre 2012, è stata tuttavia occasione di riflessione.
Parlando con un conoscente over 85, nel pomeriggio di ieri, ho domandato cosa avrebbe voluto fare se veramente domani sarebbe arrivata la fine del mondo.
La risposta, in un bel dialetto intrese, la tradurrei così: "Andrei a pagare le bollette. Non voglio morire con i debiti".
All'apparenza una battuta o addirittura un non senso, ha subito fatto il confronto con le affermazioni sentite in questi mesi da chi appartiene alle due generazioni successive al mio interlocutore.
Quelli dai 50 in giù, alla stessa domanda, rispondevano che avrebbero contratto debiti per acquistare super macchine, super case, super viaggi, etc. etc. . "Tanto finisce il mondo e i debiti non dovranno essere onorati."
Ecco, in questo un mondo è finito, ed un altro ha già preso il suo posto, forse senza nemmeno che ce ne accorgessimo.
Il mondo di una generazione, dove il bene comune ovvero ciò che è di tutti è anche mio, e quindi lo conservo con cura e rispetto per chi verrà, sta lasciando il posto al mondo di una generazione, dove il bene comune ovvero ciò che è di tutti non è di nessuno, e quindi lo consumo esaurendolo senza rispetto per chi verrà.
E se il mondo è finito e non ce ne siamo accorti?
Ieri il mondo, come profetizzato dai Maya, non è finito, almeno con scene apocalittiche da Armageddon come nell'immaginario collettivo. Ma forse un mondo è finito da tempo senza che ce ne accorgessimo.
