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Salviamo il Paesaggio Valdossola: centraline idroelettriche

Salviamo il Paesaggio Valdossola sabato 5 agosto ha organizzato una serata dibattito, per affrontare il crescente "fenomeno" delle centraline idroelettriche.

Beura Cardezza
Salviamo il Paesaggio Valdossola: centraline idroelettriche
La nuova sfida di Salviamo il Paesaggio Valdossola in difesa del territorio ossolano ha registrato sabato 5 agosto 2017 a Craveggia (VB) una buona affluenza di pubblico, a condivisione e preoccupazione del grave problema delle centraline idroelettriche.

Sia la passeggiata sopralluogo all’Alpe Marco, lungo il sentiero che costeggia e attraversa il Rio Vasca, oggetto di un progetto di derivazione idrica di considerevole impatto ambientale, sia la riunione pubblica indetta a fine giornata a Villa Guglielmi, hanno permesso di trarre delle conclusioni incoraggianti per il proseguo della protesta: esigere una pausa di riflessione a nuove concessioni, per poter valutare con maggior lungimiranza i danni e i presunti benefici che queste opere, per lo più private, hanno già arrecato al territorio.

Da quando è apparsa la normativa che di fatto froda il patrimonio idrico di montagna, attraverso il perverso meccanismo degli “incentivi verdi” (D.Lgs. n.387/2003 art.12 e D.M. 06/07/2012), sono finiti nel mirino della speculazione finanziaria i piccoli e i medi corsi d’acqua alpini che, dopo il periodo autarchico delle grandi dighe, rappresentano ancora le ultime acque libere disponibili. Si stima un numero di circa 200 mini impianti di generazione idroelettrica già attivi o di prossima messa in esercizio che il VCO può contare alla data odierna. Sul sito web della provincia l’ultima pratica, che attende la valutazione di impatto ambientale, porta il protocollo n°595 e la stragrande maggioranza di esse è relativa a progetti per la realizzazione di opere di questo tipo.

E la maggior parte di queste opere sarà costruita a totale beneficio di imprese o di singoli proponenti, sono solo pochissime quelle richieste dai Comuni. Non regge però l’assunto che questi impianti, generanti piccole e marginali potenze elettriche, salveranno la Nazione dalla dipendenza delle fonti fossili inquinanti. Una centralina come quella che si vuole realizzare sul Rio.

Vasca produrrà l’equivalente energetico di una dozzina di impianti fotovoltaici posi-zionabili sui tetti “liberi” di garages e immobili di basso valore architettonico del paese di Craveggia: meno di 50 kW/h. “Meglio di niente” controbatte la contropar-te, ma a quale prezzo ambientale si realizzeranno le opere di cemento in contesti naturali? Cosa ne sarà delle bellezze paesaggistiche di questo territorio? Sia gli abitanti locali stabili, sia quelli occasionali ne riconoscono l’unicità ed il grande pregio per valore ambientale naturale. Mentre tutti inseguono il sogno di un reddito post-industriale producibile in loco con il turismo, sorretto dai paradigmi dell’eco-sostenibilità, continuamente sbandierata dalla politica ad ogni occasione e in ogni esibizione pubblica.

Il Presidente della Provincia del VCO, Stefano Costa, sollecitato dalle domande del pubblico presente all’incontro, è intervenuto per fare chiarezza sul procedimen-to amministrativo che porta l’Ente territoriale all’approvazione di questi progetti. “La mia presenza in occasioni come questa testimonia una preoccupazione oggettiva per l'eccessivo sfruttamento in atto dei nostri corsi d'acqua a fini di produ-zione di energia idroelettrica.

È utile però, anche informare la cittadinanza su quali siano le effettive possibilità da parte delle amministrazioni comunali di opporsi a legittime richieste da parte di privati. Le produzione di energia idroelettrica è infatti incentivata dallo Stato e sono proprio questi incentivi a rendere queste operazioni finanziarie sostenibili e redditizie. La provincia è l'ente preposto a condurre l'iter autorizzativo ma non ha alcuna possibilità di bloccare richieste solo perché ritenute particolarmente impattanti sull'ambiente. Le conferenze dei servizi durante il proce-dimento vedono coinvolti tutti gli organismi di controllo ambientale (Regione, Arpa, ecc...) ma se non ci sono cause ostative insormontabili (es. presenza di usi civici o vincoli urbanistici non superabili) nulla può essere fatto per negare un diritto previ-sto dalla legge. Forse è giunto il momento di intervenire sulla normativa, magari cercando di incentivare solo gli impianti pubblici, ma i legislatori nel nostro Paese sono solo il Parlamento e le Regioni”.

Il dibattito, con un pubblico molto partecipativo, è proseguito alla ricerca di strategie da adottare per fare fronte a questa escalation del mini-idroelettrico che, ormai, sta prendendo le sembianze di una vera e propria emergenza ambientale.

Gli intervenuti hanno indicato diverse proposte:
 Una serrata verifica sul controllo del deflusso minimo vitale (DMV) delle opere di presa, che apparentemente risulta inevaso o quantomeno poco plausibile, non vedendo mai alcun controllore e nessuna contestazione di violazione per gli impianti esistenti; gli enti ispettivi preposti agli accertamenti saranno sollecitati direttamente dagli stessi cittadini.

 La mobilitazione dei cittadini è fondamentale per accrescere l’informazione su nuovi progetti o nuovi interventi nei vari territori; servono nuovi comitati e nuove forze da mettere in campo.

 Nel 2011 uno studio di fattibilità portò la ex giunta provinciale Nobili a deliberare un innalzamento del potenziale idroelettrico installabile sul territorio, da 35 MW a 352,5 MW (oltre il 1000% !), a cui aveva fatto seguito una lettera critica del FORUM Acqua Pubblica, rimasta inascoltata. Oggi, alla luce della corsa alla centralina così come si sta delineando nelle valli di questa provincia e in considerazione delle varie proteste che si sono sollevate in que-sti anni (Valstrona, Pozzomaglione, Devero, Baceno, Verbania, ecc.), quello studio può e deve essere riconsiderato dall'attuale giunta Costa, introducendo criteri maggiormente rispettosi dei valori paesaggistici e ambientali.

 Per le più recenti “centraline a coclea”, che non prevedono più una derivazione dei corpi idrici su lunghi tratti dei torrenti, ma un piccolo salto geodetico di pochi metri, la normativa vigente raccomanda una ubicazione laddove siano reperibili strutture in muratura di cemento già esistenti, come ponti, attraversamenti fluviali con platee di protezione, argini rigidi, traverse e briglie, i cui nuovi impianti di fatto vanno sì ad aggravare l’impatto ambientale, ma in zone già di per sé deturpate.

Occorre pertanto vigilare ed osservare tutti quei progetti che prevedono invece l’ubicazione delle centraline a coclea al di fuori di queste zone già compromesse, e pertanto integre dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Facendo propria una confidenza del Sindaco di Craveggia, assente per altro impegno coevo, viene universalmente accolta la proposta di organizzare una nuova riunione pubblica, estesa a tutta la popolazione, alla quale siano invitati a partecipa-re anche tutti i Sindaci vigezzini, grandi assenti in questa occasione.

Per finire ci piace evidenziare che la giornata estiva, calda e soleggiata, ha incoraggiato i partecipanti dell’evento per un bagno fuori programma nelle fresche “vasche” del rio omonimo, testimone nel tempo di un bene comune mai precluso al godimento e alla felicità dei residenti o frequentatori per turismo della Valle Vigezzo.



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