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L'ambiente in Piemonte: i dati del 2019 e del lockdown

Presentato venerdì mattina, in una conferenza virtuale dalla sala della trasparenza della Regione Piemonte, la relazione sullo Stato dell'Ambiente in Piemonte.

Fuori Provincia
L'ambiente in Piemonte: i dati del 2019 e del lockdown
E' stata l'occasione per presentare i dati non solo dell'anno passato, ma anche di questi primi mesi del 2020 caratterizzati dalla chiusura totale a causa dell'emergenza sanitaria derivata dal virus Codiv-19 dove la domanda ricorrente era: l'ambiente è migliorato grazie al lockdown?

Il 2019 in Piemonte è stato il 5° anno più caldo degli ultimi 62 anni, con una temperatura media di circa 10,6°C e un’anomalia termica media attorno ad +1,5°C rispetto alla climatologia del periodo 1971-2000. A giugno va evidenziata l’eccezionale ondata di calore dei giorni 26-29. Il 27 giugno 2019 ha fatto registrare la più elevata temperatura media misurata sul Piemonte dal 1958, superando l’11 agosto 2003. Le ondate di calore hanno determinato nell’intero periodo monitorato significative variazioni della percentuale di decessi osservati rispetto all’atteso.

L’apporto delle precipitazioni totali annue è stato pari a 1.295 mm, con un surplus, rispetto alla climatologia del 1971 - 2000, di 245 mm (pari al 23%). Da metà ottobre a fine novembre, l’anomalia di precipitazione è passata da -25% a +20% rispetto alla media annua, grazie a due eventi pluviometrici intensi, tra cui spicca quello dei giorni 19-24 ottobre 2019. Durante l’anno sono stati registrati sulla regione 86 giorni di foehn, nuovo primato del nuovo millennio, superando così il precedente valore massimo di 84 registrato nel 2009 e nel 2017.

Il 2019 è risultato come il 2018 un anno con valori di PM10 tra i più bassi misurati storicamente in Piemonte e il valore limite annuale del PM10 è stato rispettato in tutto il territorio regionale. Ciononostante, il limite giornaliero è stato superato in circa il 39% delle stazioni.

Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2) i valori più elevati sono stati misurati prevalentemente nelle stazioni di traffico. I superamenti del valore limite annuale per la protezione della salute umana (40 µg/m3) si sono verificati nelle stazioni di Torino - Consolata e Collegno - Francia (TO), stazioni collocate in contesti di intenso traffico veicolare e di intensa antropizzazione del territorio.

L’ozono, inquinante prevalentemente estivo, ha evidenziato un peggioramento dei dati e il valore obiettivo a lungo termine sulle 8 ore risulta superato nell’83% delle stazioni della rete.

Consumo di suolo
Si stima per la regione Piemonte un consumo di suolo complessivo di circa 172.000 ettari pari quindi al 6,78 % della superficie totale regionale. Il valore percentuale risulta inferiore al dato nazionale, che si colloca al 7.64% e tra i più bassi del nord-Italia, in particolare, rispetto alle regioni confinanti di Lombardia (13,01%) e Liguria (8,32%). L’incremento di suolo consumato nel 2018 è stato di 223 ettari, denotando una flessione di tale valore sia rispetto al 2017 sia al 2016. Se rapportato alla popolazione, il consumo di suolo annuale netto procapite per il Piemonte si è attestato a un + 0,5 m2/ab, valore tra i più bassi a livello nazionale ma comunque positivo nonostante il trend demografico recessivo che ha interessato la regione anche nel 2018.

Rifiuti

La produzione di rifiuti urbani totali (RT) supera i 2 milioni di tonnellate nel 2018. In termini di quantità pro capite, ogni abitante piemontese ha prodotto circa 498 kg di rifiuti, di cui 305 kg raccolti in modo differenziato e avviati a recupero e 193 kg avviati a smaltimento, con un aumento di produzione rispetto all’anno precedente (475 kg/abitante). In Piemonte la raccolta differenziata nel 2018 si attesta al 61,2% del totale; in miglioramento rispetto ai dati del 2017: 59,6%.

Siti contaminati
I siti contaminati censiti sull’intero territorio regionale sono 1.832, di cui 838 con procedimento attivo e 994 conclusi (dato aggiornato al 1° marzo 2020). I procedimenti conclusi risultano più numerosi dei procedimenti attivi, consolidando un andamento positivo registrato negli ultimi anni, con un tasso di crescita maggiore nel caso dei procedimenti conclusi. La situazione è peraltro destinata a migliorare ulteriormente in considerazione del fatto che alcuni procedimenti risultano formalmente ancora attivi ma sono in atto unicamente i monitoraggi post operam, necessari per arrivare alla certificazione finale di avvenuta bonifica del sito.

Rumore


Un indicatore dell’impatto dell’inquinamento acustico sulla popolazione sono le segnalazioni per disturbo da rumore. Il numero complessivo di esposti pervenuti ad Arpa nel 2019, pari a 332, rientra nella media degli ultimi anni, confermando una sensibilità sostanzialmente immutata da parte della popolazione verso la componente rumore. Sono le attività commerciali e le attività produttive, nell’ordine, quelle che generano i numeri maggiori di esposti.

Rischi naturali

Il Piemonte, occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi, risulta fragile nella sua esposizione ai rischi naturali. Nell’autunno 2019 si sono verificati due eventi alluvionali che hanno procurato allagamenti e fenomeni franosi sui versanti: l’evento del 19-24 ottobre che ha colpito particolarmente l’alessandrino e l’evento del 22 e 25 novembre 2019 che ha colpito principalmente la zona dell’acquese. Particolarmente significativo, nel primo evento, la pioggia cumulata nella stazione di Gavi (AL) che ha registrato 428 mm in 12 ore, il record per la rete di telemisura piemontese.

La sintesi completa della Relazione sullo stato dell'ambiente 2020



I dati del lockdown

Aria

L’analisi dell’andamento temporale delle emissioni in atmosfera nel periodo marzo-aprile 2020 evidenzia una significativa differenza tra i dati emissivi degli inquinanti PM10 primario e ossidi di azoto.
Nel primo caso (PM10 primario) le quantità totali emesse fino alla prima metà di aprile sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto a quelle che si sarebbero avute nello stesso periodo in assenza di lockdown, in quanto la riduzione del contributo da parte dell’industria e del trasporto stradale è stata compensata dall’aumento complessivo delle emissioni da riscaldamento domestico, che in Piemonte sono quelle percentualmente prevalenti per questo inquinante anche in condizioni standard; solo a partire dalla seconda metà di aprile, venendo a mancare il contributo del riscaldamento, si osserva una riduzione delle emissioni legata principalmente alla diminuzione del traffico stradale.

Nel caso degli ossidi di azoto, invece, si osserva una netta riduzione delle emissioni - che arriva sino al 30% - rispetto alla situazione di assenza di lockdown, in quanto per questa tipologia di inquinante il contributo di gran lunga prevalente è quello del traffico veicolare.

Tale situazione emissiva – unitamente alle diverse caratteristiche dei due inquinanti richiamate in premessa – si riflette sull’andamento delle concentrazioni in aria ambiente misurate dalle stazioni di monitoraggio della rete di qualità dell’aria.

L'analisi completa

Rumore

A Torino a seguito della chiusura delle scuole il rumore da traffico ha registrato un minimo decremento, dell’ordine di 0.5 decibel -dB(A); di contro si è assistito ad un lieve aumento dei livelli, di per sé già elevati, nelle aree di movida, segno che l’indicazione data dalle autorità di evitare assembramenti e luoghi affollati non era ancora stata recepita.

Il rumore medio da traffico stradale è invece diminuito di circa 4 dB(A) con l’interruzione delle attività commerciali non essenziali e con la prescrizione per le persone di rimanere in casa; tale diminuzione corrisponde ad una riduzione media dei flussi di traffico sulla rete urbana dell’ordine del 60%. Il decremento raggiunge circa 5 dB(A) a seguito della chiusura totale degli ultimi giorni, corrispondente ad una diminuzione dei flussi di circa il 70%.

In quest’ultimo scenario la rumorosità da traffico stradale è generalmente rientrata nei valori limite di legge fissati dalla Città di Torino (65/55 dB(A) rispettivamente diurni/notturni) per le strade a basso e medio flusso di veicoli; per le infrastrutture principali si stimano invece ancora superamenti significativi, in particolare nel periodo notturno, che nei casi più critici possono raggiungere valori di 10 dB(A).

Per le aree soggette alla movida, la diminuzione media dei livelli nel periodo notturno è stata più marcata: dell’ordine di 15 dB(A) considerando tutti i giorni della settimana e fino a quasi 30 dB(A) nei giorni del fine settimana e nel punto più critico.

Per rendere l’idea dell’entità della riduzione, un decremento di 15 dB(A) può essere grosso modo paragonato ad una diminuzione del 97% delle persone che parlano.

Per approfondimenti:

- Emergenza Covid-19: sensibile riduzione dell'inquinamento acustico a Torino

- Emergenza Covid-19: variazione del rumore dell'aeroporto di Malpensa in Piemonte

- Fase 2: rumore ambientale in crescita

Le acque del fiume Po

Sul Po in provincia di Torino si eseguono prelievi in 5 punti con frequenza mensile e si fanno analisi per oltre 180 parametri su ciascun campione. Il Po a Torino è, inoltre, l'unico corpo idrico piemontese valutato per la ricerca di sostanze contaminanti di interesse farmacologico attraverso una campagna di monitoraggio specifica di livello nazionale.

Negli ultimi anni, per il settore del Po a Torino, lo Stato chimico è risultato Buono e Stato ecologico è risultato Sufficiente.

Confrontando i risultati di gennaio e aprile (prima e dopo il lockdown) non si rilevano variazioni significative fatta eccezione per i parametri correlabili ai cambiamenti stagionali. Anche confrontando i dati di aprile 2020 con i risultati delle analisi effettuate dai campionamenti di aprile degli ultimi cinque anni non si rilevano variazioni significative.



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