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Comitato Salute VCO: "Una sanità per ogni stagione?"

Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato del Comitato Salute VCO, riguardante il variare delle posizioni sulla sanità locale.

Verbania
Comitato Salute VCO: "Una sanità per ogni stagione?"
La seconda ondata di questa pandemia ha in questi giorni scatenato un “revisionismo” che più che chiarire ha creato una enorme confusione.

Chi era favorevole ad un unico ospedale adesso ne vuole due; chi ne voleva due adesso ne vuole tre; nessuno che tratti il problema con razionalità nella sua interezza e articolazione.

Le analisi si fermano sempre all’ospedale come se ogni problema, lieve o grave, si risolvesse lì. Eppure, la prima ondata ha insegnato molte cose, ma questa Amministrazione regionale non ha voluto capire la lezione e ha perso tempo (vedi per esempio il cambio dei Direttori generali a pochi mesi dalla scadenza naturale), facendosi trovare ancora una volta impreparata e facendo precipitare il territorio regionale in una drammatica emergenza fra le più gravi mai viste. E hanno ancora il coraggio di giustificarsi, invece di prendere atto del loro fallimento e dimettersi.

Andiamo però con ordine, partendo dagli “insegnamenti” della prima ondata.

Scopiazzare le delibere della Giunta lombarda non ha portato bene; senza un territorio presidiato i lombardi non hanno potuto difendersi, mentre da noi dopo molte insistenze dei Medici di famiglia li si è autorizzati a curare in casa i casi meno gravi. Un successo. Perché non si è fatta la stessa cosa subito anche all’inizio di questa fase? E quante altre decisioni serie dovevano realizzarsi quest’estate, invece di perdere tempo in futili battibecchi?

E così gli ospedali, pur in presenza di un minore numero di casi rispetto alla drammaticità odierna, sono andati in “tilt” e si è verificato un “turismo sanitario” fra i nostri due nosocomi. Un dispendio di energie e risorse inaccettabile. Dopo questa lezione, fa un certo effetto che personaggi politici anche di un certo rango inseguano più un nuovo “posizionamento politico” piuttosto che i bisogni dei cittadini.

Lo ripetiamo per l’ennesima volta: un territorio presidiato secondo quanto definisce la legge Balduzzi del 2012 e con un ospedale baricentrico dedicato alle sole acuzie avrebbe potuto consentire una gestione della crisi in modo più razionale e incisivo. Invece ci vengono propinati sproloqui senza senso pratico, tipo quello del nostro rappresentante in Consiglio regionale, che in campagna elettorale ha sempre sostenuto l’idea di un nuovo ospedale in Ossola con relativa chiusura e privatizzazione del Castelli di Verbania ed ora riconosce che fu un “errore di comunicazione” senza però negare, come ha riportato un quotidiano locale, “che si possa escludere la possibilità che un privato decida di investire”.

Errore di comunicazione anche questo?

Fa finta di non sapere che il privato investe se il “pubblico” lo chiama ad investire per nuove convenzioni e che sono soldi “pubblici” quelli usati per remunerare il “privato”. Quindi il “privato” guadagna usando soldi “pubblici” e i risultati si vedono soprattutto in Lombardia, dove ormai il 50% delle risorse pubbliche è dirottato verso strutture private. Nessuno ha niente da dire?

Del “nuovo ospedale” deciso, contro ogni regola, dai Sindaci ossolani non si parla più, ma solo di un non ben definito potenziamento del S. Biagio, come dovrebbe uscire dallo studio dell’IRES.

Non nutriamo come lui una grande fiducia nel decantato IRES (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali), che sta preparando uno studio sulla sanità del VCO.

È bene saperlo: è un organismo della Regione Piemonte che assomiglia, forse troppo, al suo progenitore che si chiamava ARESS e che produsse nel 2000 un piano che indicava un nuovo Ospedale unico provinciale in un modo ben poco credibile. Come finì lo sanno tutti. Come si fa a credere nell’autonomia di un organismo finanziato dalla Regione? Solo uno sprovveduto ci può cascare.



1 commento  Aggiungi il tuo

Vedi il profilo di Enrico 1INTERESSI PRIVATI E PUBBLICHE VIRTU'
Enrico
10 Novembre 2020 - 08:11
 
E', allo stato attuale delle cose e della pandemia in corso, che la politica, sia nazionale che locale, continui a mostrare la sua proverbiale inabilità all'interesse della popolazione optando, invece, alle preferenze personali e di partito. Sin dall’inizio, nessuno era pronto davvero a far fronte ad una situazione come quella causata dal Covid19, a meno che non fosse lo stesso “autore del virus...” tuttavia, abbiamo visto che la prima ondata d'urto ha largamente sforato le più arroccate posizioni gestionali dei responsabili regionali. La seconda che stiamo vivendo, avrebbe dovuto essere meno sorprendente rispetto alla prima, ma pare ora il contrario. In questi casi si deve essere estremamente razionali, come? Descrivo sinteticamente alcuni punti fondamentali di come si dovrebbe affrontare l'emergenza dopo la prima ondata della primavera:: 1) immediato set up delle strutture ospedaliere regionali esistenti e che hanno operato alle terapie. 2) descrizione delle problematiche a cui hanno dovuto maggiormente far fronte e valutando ogni possibilità razionale di solving problem. 3) set up delle disponibilità di posti adibiti alle terapie intensive per ogni struttura evidenziando eventuali e possibili implementazioni in loco o limitrofe. 4) set up dei medici ed infermieri per verificare la copertura massima per ogni struttura ed il potenziale reclutamento di nuove figure. 5) set up dei prodotti di primo intervento per le patologie Covid e relativo approvvigionamento programmato sia in ordine alla sicurezza degli operatori che dei degenti. 6) fotografia del network degli ospedali operanti nel raggio di 100 km, gestiti dalla direzione sanitaria o da una figura dedicata e verifica dei posti letto e del personale al fine, eventualmente, di potere dirottare i pazienti in altre strutture evitando situazioni di crisi di posti in rianimazione nelle strutture. 7) delegare ai medici di base la possibilità di effettuare tamponi in modo da evitare ingorghi nelle strutture ospedaliere. 8) costituire in tempi brevi una task force locale addestrata preliminarmente all’assistenza dei cittadini con l’aiuto delle Forze Armate, degli Alpini o della Protezione Civile in collaborazione con psicologi operanti nel territorio. 9) aggiornamento dei sistemi informatici condivisi tra ospedali, ASL e regioni, ancora incompleti e non dialoganti tra loro (un dramma). Mi fermo qui, ma ci sarebbe molto altro ancora. Certo che ne verremo fuori, il mondo non si fermerà al Covid19, tuttavia ciò che mi chiedo saremo in grado, dopo questa pandemia, di far fronte ad altre eventuali situazioni del genere? Saremo in grado di creare una polis che, finalmente, possa essere gestita da persone serie e competenti invece che da individui prestati alla politica senza alcuna competenza, interesse personale o di partito? Lo vedremo, anche presto.



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