Comitato Salute VCO su ospedale unico

Riceviamo e pubblichiamo una nota del Comitato Salute VCO, riguardante le ultime sulla sanità locale arrivate dalla Commissione Sanità del Consiglio regionale del Piemonte.

Verbania
Comitato Salute VCO su ospedale unico
Lunedì 7 luglio 2025, a Torino nel palazzo della Regione, si è tenuto un importante incontro fra l’Assessore alla Sanità Riboldi con una folta e qualificata delegazione del VCO per dare finalmente attuazione alla volontà del nostro territorio di avere un nuovo ospedale e mettere la parola fine ai comportamenti dittatoriali che l’attuale “Sottosegretario” continua ad esercitare da 5 anni in spregio ad ogni regola democratica, nonostante la volontà popolare non l’abbia nemmeno confermato con il voto del 2024 nel suo ruolo di Consigliere regionale.

Una situazione paradossale. Di questa delegazione hanno fatto parte il Presidente dell’ordine dei medici del VCO dott. Borzumati e il suo Vice dott. Lillo in rappresentanza dei medici firmatari di un documento che chiedeva esplicitamente, fra le altre cose, di abbandonare il fallimentare progetto della ristrutturazione del San Biagio e del Castelli per destinare le risorse alla realizzazione di un solo ospedale. C’era il Sindaco di Omegna con altri sindaci del VCO in rappresentanza dei 46 (quindi la maggioranza), che avevano posto la loro firma sul documento dell’Ordine dei medici. E tutte le associazioni che lui, mesi fa, aveva mobilitato per raggiungere questo obiettivo, hanno dato un valore territoriale innegabile a questo incontro.

Assente in Sindaco di Domodossola da sempre favorevole all’ospedale unico, purché costruito a Domodossola, in questo solidale con il “sottosegretario”. Siamo costretti a stigmatizzare l’assenza del Sindaco di Verbania, che persino pubblicamente dichiarato che si trattava di una iniziativa personale del Sindaco di Omegna. INCREDIBILE! Un caso inguaribile di miopia politica. Del resto, in 10 anni ha cambiato parere almeno quattro volte e ora dichiara che chiederà la “deroga” affinché venga autorizzata la presenza di “DUE DEA” nel VCO, pur sapendo che nessuno la può autorizzare. Ma lui ci ha abituato a tutto. Aspettiamoci una nuova “giravolta”.

Certo, resta in sospeso la collocazione della nuova struttura, MA NON i motivi di buonsenso tutt’ora validi, che dovrebbero guidare tutti per la scelta del sito.

- Un sistema sanitario non può funzionare correttamente senza la presenza sul territorio di una “Sanità territoriale”, che faccia da filtro evitando di riversare sull’ospedale (e quindi sul DEA) le inefficienze assistenziali. Purtroppo, nonostante i fondi del PNRR stanziati proprio per la Sanità territoriale, si stanno verificando ritardi che mettono a rischio non solo la realizzazione di progetti, ma addirittura anche la perdita dei fondi già stanziati. Non ce lo auguriamo, ma il pericolo esiste.
- La fruibilità di un ospedale è condizionata dalla sua collocazione geografica. Ciò significa che debba essere facilmente accessibile alla maggioranza dei cittadini, soprattutto a quelli più anziani, ma ancora autosufficienti, che però spesso non guidano più l’auto personale. Diventa quindi indispensabile, ma anche logico, che l’ospedale sia servito da una rete pubblica di trasporto, per evitare che questo problema sia in carico alle famiglie.
- Non va trascurato poi un altro aspetto del problema, che ha un importante riflesso sull’efficienza economica e organizzativa del sistema ospedaliero, e di cui spesso ci si dimentica: la “mobilità passiva”. Sono risorse ingenti, destinate a remunerare altre ASL presso le quali i cittadini del VCO scelgono di farsi curare. Un fenomeno preoccupante, che ha coinvolto ormai il 52% dell’area chirurgica del VCO e che l’attuale assetto ospedaliero non è in grado di contrastare.

Troppi anni di non governo del sistema e di cambiamenti di programma (per altro mai avviati) ci hanno messo in una condizione particolarmente difficile e delicata.

C’è solo da augurarsi che, senza perdere altro tempo prezioso, questa volta si ragioni e il buonsenso prevalga sul rovinoso campanilismo identitario che tanto male ci ha fatto.

LA SANITÀ NON HA COLORE POLITICO.
La malattia, quando ti arriva addosso, non ti chiede mai ragione del tuo credo politico.



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