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"Economia delle terre alte"

Se ne è parlato giovedì sera a Verbania, nel corso dell’incontro dedicato a ‘Economia nelle Terre Alte’ promosso nell’ambito di ‘Terra’ – Festa di Verbania città solidale.

Verbania
"Economia delle terre alte"
L’agricoltura di montagna? Ha un futuro importante. Dal punto di vista economico, certo, ma anche sotto il profilo dell’interconnessione con il turismo e la promozione della storia – unica, ma dalle molte sfaccettature – delle nostre terre di montagna.

Se ne è parlato ieri sera a Verbania, nel corso dell’incontro dedicato a ‘Economia nelle Terre Alte’ promosso ieri sera nell’ambito di ‘Terra’ – Festa di Verbania città solidale.

La serata di giovedì ha aperto un ciclo di quattro incontri, su temi diversi, che si protrarranno lungo il corso dell’intero fine settimana, per concludersi domenica 6 luglio.
Coldiretti è stata presente su invito della cooperativa sociale ‘La Coccinella’, importante realtà del territorio associata a Ue.Coop che gestisce importanti rifugi alpini sul territorio del Vco.

Il direttore della Coldiretti interprovinciale di Novara Vco, Gian Carlo Ramella, ha sviluppato il tema dell’economia rurale montana, sottolineando l’importanza di una coesione tra i soggetti di filera in cui la cooperazione ha un ruolo davvero strategico.

“Promuovere l’economia montana – ha detto Ramella – significa innanzitutto avere cognizione del filo che lega la memoria al futuro di un territorio. Amare la montagna significa capirne i segreti anche dal punto di vista delle tradizioni agricole, e sviluppare adeguati percorsi economici. Coesistenza tra ambiente, natura, agricoltura e tradizioni diventa, in questo, un concetto chiave.

Nel Vco negli ultimi anni si è fatto molto, in termini di recupero di prodotti tipici, tradizioni e ricette: anche con importanti risultati, come dimostra l’ottenimento della Doc per il vino delle ‘Valli Ossolane’, la cui produzione è stata rilanciata solo negli ultimi decenni”.

Per Ramella, diventa a questo punto strategico “recuperare le filiere, perché il valore di un prodotto montano deve partire dal campo. E c’è molto da fare, recuperando ad esempio la tradzione colturale della segale con cui viene prodotto il pane nero, o della patata, o della mela. Tanto si sta facendo già ora per il recupero dell’antica farina di polenta, che a Beura sta divenendo un valido strumento di marketing territoriale.

Esempi validi ce ne sono: occorre valorizzare a questo punto una strategia operativa comune, in cui tutti gli attori della filiera siano ben consci di dover operare nell’interesse comune di un territorio e del suo futuro”.

Principi che si traducono anche in potenzialità di lavoro e volano di indotto: e proprio delle prospettive occupazionali dell’economia montana ha trattato, nel corso del suo intervento, il professor Giuseppe Carlo Lozzia, dell’Università della Montagna di Edolo; Massimo Bocci, del Cai (Club Alpino Italiano) ha parlato di come la struttura si mette a disposizione per valorizzare il territorio dal punto di vista storico, ‘comunicandolo’ ai fruitori della montagna.

Nel corso della serata, Paolo Favini, responsabile Epaca, ha avuto modo di presentare la Carta dei Servizi del Patronato Epaca che recentemente ha attivato una convenzione con Ue.Coop: “Realizzare una sinergia di esperienze, porre la persona al centro, garantire attenzione ai bisogni, affermazione dei diritti, promozione e accoglienza: questi i reciproci intenti che hanno portato a concludere e firmare l’importante accordo valido su tutto il territorio nazionale tra il Patronato Epaca e Ue.Coop, operativo dunque anche sul territorio delle nostre province”.



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