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Verbania Documenti: "Boycott the Post"

Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato di Verbania Documenti, riguardante i tagli agli uffici postali montani e la prossima quotazione di Poste It in Borsa.

Verbania
Verbania Documenti: "Boycott the Post"
La privatizzazione di Poste Italiane è contro i piccoli comuni.

La quotazione di Poste It in Borsa si annuncia come una delle più importanti operazioni di privatizzazione operate dall’attuale governo.

L’offerta pubblica di vendita del 40% di Poste It, annunciata dall’Amministratore delegato Francesco Caio, dovrebbe portare nelle casse del Governo fino a 3,7 Mld di Euro. Per ottenere la più alta quotazione possibile Poste It (fino ad ora 100% di proprietà del Tesoro) ha posto mano ad un drastico ridimensionamento degli Uffici postali dei comuni montani italiani.

Poste It ha chiuso il 2014 con un attivo di 222 mln; inoltre “i dati di Poste It del primo semestre 2015 sono molto positivi con la modifica del servizio universale, all’avanguardia In Europa….” hanno affermato fonti governative. Il semestre 2015 ha registrato, infatti, un profitto boom di 435 mln. Si tratta, quindi, di una azienda in forte salute finanziaria.

Le modifiche del servizio consistono nella chiusura di uffici postali e nella riduzione del 50% dell’orario di apertura di altri, mentre la consegna delle lettere è, ora, effettuata a giorni alterni. Questi tagli sono stati effettuati nei piccoli comuni montani allo scopo di rendere più appetibile agli investitori privati e istituzionali il processo di privatizzazione in Borsa.

Il management è stato adeguatamente motivato dal punto di vista economico. La Corte dei Conti ha messo nel mirino l’alto costo dei dirigenti delle Poste, aumentato, nel 2013, del 12% rispetto all’anno precedente.

Naturalmente l’intera operazione si presenta come un’operazione di politica industriale e non solo finanziaria per il processo di digitalizzazione e di nuovi servizi che porta con sé.

Nei piccoli comuni montani, ove maggiore sarebbe il bisogno degli utenti, essendo mediamente anziani, non c’è traccia di “un progetto pensato per mettere il gruppo al servizio dei cittadini, accompagnandoli nella transizione all’uso dei servizi del digitale”.

La privatizzazione, fortemente voluta dal governo, verrà pagata soprattutto dalle popolazioni che abitano in montagna, contraddicendo ogni necessaria iniziativa a favore dei servizi nei comuni montani. Sono infatti i loro abitanti che garantiscono, quotidianamente, l’ambiente, l’ecologia, la manutenzione superstite in questi territori.
La privatizzazione limita la capacità di un struttura sociale e amministrativa come Poste It che costituisce, sul piano economico generale,un grande strumento di finanziamento del debito dello Stato e dei suoi investimenti.

La maggior raccolta del risparmio popolare avviene in modo elevato nei paesi di montagna ove gli abitanti, quasi tutti, investono nei libretti postali.

Poste It produce, sostanzialmente, nei confronti degli abitanti dei paesi montani, un processo di colonizzazione finanziaria, abbandonando gli altri servizi.

In questa situazione non resta che boicottare il processo di privatizzazione, invitando i cittadini a non acquisire le azioni che Poste It offre a partire dal 12 ottobre.
A meno di un ripensamento sull’iniquo programma di dismissione degli uffici postali montani.

Verbania documenti (VB/doc), ottobre 2015



3 commenti  Aggiungi il tuo

Vedi il profilo di marco zacchera poste
marco zacchera
8 Ottobre 2015 - 07:05
 
Questa operazione scellerata non è male per un governo che si dichiara di sinistra. Immaginate se questa operazione l'avesse fatta Berlusconi, ma con Renzi stampa, TV, media stanno tutti zitti.
Sotto silenzio sono passate anche alcune mega-gratifiche a dirigenti politicamente nominati e che dal primo ottobre spedire una lettera costa intanto il 21% in più: 95 cents ( erano 70 un anno fa, con un aumento nell'anno del 36%) pur con tempi di consegna standard che passano da 1 a 4 giorni.
Solo Corrado Passera - quello che rivoluzionò Poste Italiane trasformandole da un ente dinosauro ad uno efficente - ha avuto il coraggio di protestare, a noi resta un servizio più caro, più lento e con meno servizi a solo vantaggio di oscuri acquirenti stranieri (amici di?) che mettono le mani sul risparmio postale, il vero tesoretto dell'operazione. Forse è anche su questi temi che quel che resta di sano del PD e della sinistra (destra: non pervenuta) dovrebbe alzare la voce perchè assurdo il generale menefreghismo e imbambolamento degli italiani che si fanno spolpare dal maghetto imbonitore di Firenze...
Vedi il profilo di Carlo Repossi Esistono anche le poste private, Basta volerle att
Carlo Repossi
8 Ottobre 2015 - 08:31
 
Le poste private tipo City post, fanno concorrenza alle poste statali, basta che qualcuno le attivi e ci guadagna pure.
Così se le poste chiudono, Chissene.
Vedi il profilo di sandro tonini 1boicotta l'IPO Poste
sandro tonini
8 Ottobre 2015 - 10:31
 
Le Poste sono delle vere e proprie banche&Assicurazioni i cui il servizio postale pesa solo per il 15% dei ricavi ,ergo 13.000 sportelli sono un'enormità.Le soluzioni si possono sempre trovare ,appoggiandosi agli uffici comunali per i servizi nei paesini di montagna ad esempio. Giusta la quotazione ,in Giappone stanno facendo la stessa cosa come già fatto in buona parte nel resto d'Europa . Boicottare l'IPO delle Poste in borsa per me è sbagliato .Poste Italiane prospetta ai futuri soci un rendimento in linea con quello delle utility già quotate(che in media ha un dividend yield del 4 - 5% in caso di prezzo di vendita a 7 euro circa) ....poi ognuno .....



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