La decisione mette a rischio oltre 150 famiglie. Dopo vari incontri con il Ministero e la Regione, è iniziata la contrattazione tra azienda e sindacati per la procedura di licenziamento, ma le proposte dell’azienda sono state giudicate "irricevibili" dai sindacati, ritenute inferiori rispetto a quelle offerte in precedenti chiusure.
Di conseguenza, dal 3 febbraio i lavoratori hanno bloccato la produzione fino a data da destinarsi, chiedendo il rispetto della loro dignità.
La situazione si è aggravata dopo che l'azienda ha presentato proposte ritenute inaccettabili dai sindacati, definite un "punto di non ritorno" nella violazione della dignità dei lavoratori.
Nonostante precedenti rassicurazioni sull’assistenza ai dipendenti e sulla possibilità di una reindustrializzazione graduale del sito, l’azienda ha avviato una procedura di licenziamento collettivo senza garantire la buonuscita prevista dai lavoratori.
I sindacati sottolineano che questa somma sarebbe stata cruciale per sostenere i dipendenti, molti dei quali non sono ancora in età pensionabile, durante la ricerca di un nuovo lavoro.
Intanto, la società di consulenza Vertus sta cercando imprenditori interessati a subentrare nel sito di Verbania, con alcune "intenzioni incoraggianti" ma ancora nessun accordo concreto.
La contrattazione tra sindacati e azienda dovrebbe riprendere a breve, mentre i lavoratori continuano a protestare per difendere i propri diritti e il futuro del sito.